Train to Busan (2016): Recensione

Train to Busan, film Horror sudcoreano presentato al Festival di Cannes 2016 e in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma

VOTO MALATI DI CINEMA 7 out of 10 stars (7 / 10)

La morte corre sui vagoni, e non solo…
Ormai la Zombie Mania si diffonde a macchia d’olio, contagiando lo spettatore voglioso di adrenalina ed emozioni forti.
Genere molto in voga dagli anni ‘60 fino agli ‘80 (grazie soprattutto a George A. Romero), in Occidente ritorna in pompa magna con alcuni lungometraggi come Grindhouse – Planet Terror e 28 giorni dopo, solo per citarne quelli più commerciali. La vera epidemia però si dilaga per merito della Serie TV statunitense The Walking Dead che espande e diffonde il verbo anche a coloro che non erano appassionati degli Zombie Movies.

Tra i tanti prodotti e remake girati in questo periodo è sicuramente degno di nota il Sud Coreano Train to Busan, diretto dal regista Yeon Sang-ho e presentato al Festival di Cannes 2016.
Girato con un budget di 8 milioni di dollari, la pellicola ne ha incassati oltre 100 in tutto il mondo, trovando elogi da parte di critica e pubblico che ne chiedono a gran voce il sequel -e sicuramente verranno accontentati-.

Se “I Guerrieri della Notte” cercavano un treno per non morire, in “Train to Busan” questi guerrieri improvvisati cercano una fermata per sperare

La storia di Train to Busan è lineare e adrenalinica, un’escalation di eventi che seguono di pari passo la sorpresa iniziale di un’apocalisse per poi trasformarsi in senso di sopravvivenza quando si è costretti ad agire, soprattutto in uno spazio stretto (i vagoni del treno) e circondati da zombie infetti assetati di sangue.
Parallelamente alla storyline principale c’è anche modo di visionare il lato sentimentale e comportamentale dei personaggi in pieno stile “Cinema Coreano”.
Un padre assente ed apparentemente superficiale in viaggio con la figlia dolce, generosa e trascurata sono il fulcro del racconto.
Troveranno alleanze e rivalità negli altri sopravvissuti, rendendo la pellicola estremamente realista e piena di significati ma senza eccedere nell’esagerazione.