Christiane F. – Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino (1981): Recensione

Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, recensione del film diretto da Uli Edel nel 1981 e tratto dall’omonimo libro del 1978

VOTO MALATI DI CINEMA 8 out of 10 stars (8 / 10)

“Un James Dean al femminile.”
E’ questo l’appellativo dato dai giovani ragazzi di quel decennio a Christiane F. (Christiane Vera Felscherinow), adolescente ragazzina troppo presto adulta divenuta famosa raccontando la sua folle esperienza prima sul rotocalco tedesco Stern e poi attraverso il libro dal titolo Christiane F. – Wir Kinder vom Banhof Zoo.
Un percorso cominciato in maniera “soft” per poi entrare nel classico tunnel che non sta certo a me che scrivo giudicare.
A dodici anni era la marijuana, a tredici si passa direttamente all’eroina fino a prostituirsi per cercare una dose. Fu salvata quasi per miracolo…

Questa, come molte altre pellicole, è la classica vicenda che può essere un’arma a doppio taglio; il libro fu un successo enorme e inaspettato. Venne acquistato da uno spropositato numero di giovani che vedevano in Christiane F. l’ “eroina”, scusate il gioco di parole, simbolo di ribellione e libertà, mentre il messaggio principale ovviamente era quello negativo con la droga primo e nuovo nemico da evitare.
Nel corso dei 138 minuti di durata non manca proprio nulla. L’estremo disagio mostrato esteriormente in maniera forte, violenta e d’impatto è nulla in confronto a quella che i personaggi e lo spettatore sentono interiormente, vivendo la storia in modo diverso ma allo stesso tempo con identica sensazione. Merito innanzitutto degli interpreti (la protagonista Natja Brunckhorst su tutti ma anche Thomas Haustein nei panni di Detlef) e del regista Uli Edel.
Degna di nota la partecipazione di Dawid Bowie.

Christiane F. per la prima volta in Blu Ray, distribuito da Koch Media
Christiane F. per la prima volta in Blu Ray, distribuito da Koch Media

Uli Edel dirige il suo primo lungometraggio in modo coraggioso, conscio di dover gestire una patata bollente, superando alla grande l’esame.
Le precedenti esperienze di Edel erano solamente documentaristiche e televisive, imparando e prendendo appunti da Douglas Sirik, autentico totem del melodramma americano, che scelse appunto Edel come aiuto regista.

La trasposizione cinematografica doveva inizialmente essere diretta dal più esperto Roland Klick, che frequentò addirittura le strade malfamate di Berlino a stretto contatto con tossici e spacciatori. Dopo aver provinato alcuni attori e scritto ben quattro sceneggiature finì vittima del suo perfezionismo, decidendo di abbandonare il progetto.

L’accoglienza dopo le prime proiezioni fu contrastante. Stampa e addetti ai lavori giudicarono la pellicola una “buona operazione commerciale” mentre il pubblico, soprattutto quello più giovane, sin da subito s’innamorò di questa tragica e drammatica “storia di cronaca vera”.

PICCOLA CURIOSITA’: nel 1989 Uli Edel ha diretto il ventunesimo episodio della Seconda Stagione di Twin Peaks.

 

 

 

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