Codice d’onore (1992): Recensione

Codice d’onore, recensione del film diretto da Rob Reiner nel 1992 con Jack Nicholson, Tom Cruise, Demi Moore e Kevin Bacon

VOTO MALATI DI CINEMA 7.5 out of 10 stars (7,5 / 10)

Codice d’onore (titolo originale: A Few Good Men), film drammatico del 1992 diretto da Rob Reiner con un giovane Tom Cruise (ten. Daniel Kaffee), un colonnello tutto d’un pezzo Jack Nicholson (col. Nathan R. Jessep) ed una Demi Moore (ten. com. JoAnne Galloway) ancora fiorente.

Il film tratta una vicenda relativa al processo contro due marines statunitensi della Base Americana di stanza a Guantanamo (CUBA) accusati dell’omicidio di un commilitone, il soldato William T. Santiago. Oltre al cast di prima linea, Rob Reiner dirige ottimi attori come Kevin Bacon (cap. Jack Ross), il quale impersona il Capitano deputato a sostenere l’accusa contro i due marines accusati dell’omicidio, il dedito Tenente Kendrick che viene impersonato dall’attore Kiefer Sutherland (ten. Jonathan Kendrick) oltre a Kevin Pollak (ten. Sam Weinberg) il quale completa il terzetto della difesa assieme alla Moore e Cruise.

Il processo inizialmente sembra seguire una strada in discesa per il giovane ten. Daniel Kaffee, avente fama di grande patteggiatore, il quale cerca di concludere il processo nel più breve tempo possibile, ma una serie di coincidenze e sospetti, porta il terzetto della difesa a sostenere che i due marines, il soldato scelto Louden Downey (James Marshall) ed il vice cpl. Harold W. Dawson (Wolfgang Bodison), ebbero agito ricevendo un ordine dai propri superiori, per eseguire un “codice rosso”. Il “codice rosso” si tratta di un ordine che viene trasmesso dalla disciplina ferrea dei Marines e che non trova nessuna indicazione in nessun manuale d’addestramento dei Marines, quindi porta la difesa degli accusati impossibile.

Astuzia ed orgoglio giocheranno a favore di alcuni ed a sfavore di altri, portando gli spettatori ad attendere la fine del film, per avere la risposta ad una suspense che regala un finale ben orchestrato e che porta scorrevolezza ad un film piacevole per gli amanti dei colpi di scena.

(A cura di Sergio Manenti)