La farfalla sul mirino (1967): Recensione

La farfalla sul mirino, recensione del film diretto dal regista giapponese Seijun Suzuki nel 1967 con Joe Shishido e Koji Nanbara

VOTO MALATI DI CINEMA 8 out of 10 stars (8 / 10)

Whisky e donne distruggono un killer”

Questa frase pronunciata nelle prime battute del film risulterà essere profetica, simboleggiando la vicenda che vede come protagonista Goro Hanada (Joe Shishido), Killer Numero 3 del Giappone.

Arrivato a Tokyo in compagnia della moglie Mami, Goro Hanada ha come obiettivo quello di “proteggere” alcuni clienti dall’attacco di altri killer e successivamente di eseguire diversi tipi di lavoro su commissione.
Dopo aver conosciuto una splendida ed intrigante donna di nome Misako, ella lo convince a svolgere un servizio ai limiti dell’impossibile ma alla portata di un killer di livello così alto. La sfortuna però è dietro l’angolo e si accanisce contro Hanada. Durante la missione, infatti, una farfalla si posa dinanzi al suo mirino, coprendo la visuale proprio durante lo sparo. Il proiettile uccide un’altra persona causando danni irreparabili nella vita di Hanada e non solo.
L’organizzazione non perdona errori del genere e colui che era considerato il killer Numero 3 del Giappone viene estromesso dal rank, diventando il nuovo obiettivo da eliminare…

La farfalla sul mirino (titolo originale: Koroshi no rakuin), trentanovesimo lungometraggio diretto da Seijun Suzuki, è un noir che segna la svolta nella carriera artistica del regista giapponese, approcciando in modo più libero e per certi versi estremo il raccontare alcune situazioni che non sono andate proprio giù alla Nikkatsu, casa di produzione del film.
Il critico Daisuke Miyao considera La farfalla sul mirino “un lavoro modernista autoreferenziale realizzato all’interno dello studio-system”, aggiungendo “i valori di Suzuki hanno molto in comune con quelli dei registi d’avanguardia del periodo”.

Affascinante l’involuzione del protagonista Goro Hanada -interpretato magistralmente da Joe Shishido che da fiero e meticoloso killer professionista, apparentemente severo e ligio al dovere, diventa improvvisamente un debole “essere umano” dopo aver commesso l’errore fatale.
La personalità ed il carattere del Numero 3 escono fuori proprio dopo quel dramma, spinto dall’amore e dalla piccola fiammella di competizione una volta scoperto il volto del killer Numero Uno, chiamato ad eliminare Hanada.

Altri interessanti componenti della pellicola possiamo notarli negli istinti sessuali del protagonista che risiedono non solo nel possedere una donna, ma anche nell’avvolgersi dentro una nube odorosa di riso caldo, vera e propria dipendenza di Hanada.

Il coraggio di Suzuki di intraprendere un tipo di Cinema più sperimentale gli valgono, oltre al licenziamento da parte della Nikkatsu, la gratitudine di registi che hanno preso ispirazione dal suo modo di fare Cinema, due su tutti Quentin Tarantino e Jim Jarmusch.

SEGUI MALATI DI CINEMA SU FACEBOOK