Febbre a 90° (1997): Recensione

Febbre a 90° (titolo originale Fever Pitch), recensione del film diretto da David Evans nel 1997 con Colin Firth e Mark Strong

VOTO MALATI DI CINEMA 7 out of 10 stars (7 / 10)

Uno dei film “cult” per quanto riguarda il gioco del Football è senza ombra di dubbio Febbre a 90° (titolo originale Fever Pitch) -tratto dal romanzo omonimo scritto da Nick Hornby- uscito nelle sale nel 1997.
La vicenda ruota attorno alle avventure/disavventure di Paul, tifoso dell’Arsenal che sin da bambino sogna vittorie importanti per la sua squadra del cuore seguendola ovunque -sia in casa che in trasferta- ricevendo però solamente cocenti delusioni, cosi come deludente sembra la sua vita privata e sentimentale che col passare degli anni non lo gratifica come invece desiderava.
Importante complice di questo è l’Arsenal, team che viaggia da parecchio tempo nella mediocrità, fulcro dei pensieri e dell’umore del protagonista che riverserà questa rabbia sulla fidanzata Sarah (Ruth Gemmell) e sugli amici.

Ambientato negli anni ’80 (precisamente durante la stagione 1988/1989 che vedrà la squadra Londinese tra le protagoniste del campionato inglese), non è solo un racconto sul Calcio, ma è da considerare più un omaggio verso uno Sport che per molti è considerato unicamente un gioco, al contrario di tantissimi altri che lo piazzano al centro della propria vita, sacrificandosi per la squadra del cuore rinunciando spesso a ciò che li circonda o adattando il resto che hanno con al primo posto il pensiero fisso del Football.

Da incorniciare la fotografia e le musiche (Pete Townshend su tutti), Febbre a 90° è girato con mano sapiente dal regista di Serie TV David Evans (primo e unico lungometraggio diretto dal britannico) e ben recitato dagli attori. Degno di menzione è Colin Firth nel ruolo del protagonista con la sua spalla Mark Strong che se la cava più che egregiamente.
Un film da vedere e rivedere, da collezionare e da imparare a memoria.