Annabelle 2 (2017): Recensione

Annabelle 2 (o Annabelle: Creation), recensione del sequel di Annabelle, diretto da David F. Sandberg nel 2017 con protagonista Stephanie Sigman

VOTO MALATI DI CINEMA 7.5 out of 10 stars (7,5 / 10)

Volete la ricetta di un ottimo film horror?
Casa di campagna, suore, orfanelle e la nascita di una bambola demoniaca che entrerà nel mito.

Il sequel supera le aspettative dello spettatore rispetto al precedente Annabelle.
Ottima la scelta della casa di produzione (James Wan – Peter Safran) di affidare il film alla regia del giovane David F. Sandberg, svedese e famoso direttore di cortometraggi.
Apprezzato e scelto da Wan, dopo aver visionato il corto “Lights Out” e poi prodotto l’omonimo cortometraggio che ha riscosso buon successo nel panorama horror internazionale.

Rimaste senza casa, dopo la distruzione del loro istituto, un gruppo di orfanelle e la loro tutrice Suor Charlotte ( Stephanie Sigman – 007 Spectre, Narcos ), vengono accolte in una grande casa di campagna, in una California rurale e selvatica, dalla famiglia Mullins.
I coniugi Samuel ( Anthony LaPaglia – Senza traccia ) ed Esther
( Miranda Otto – Il signore degli anelli ) sono vittime di un grave lutto famigliare avvenuto dodici anni prima.
Lui, costruttore di giocattoli e bambole artigianali e lei madre affetttuosa, avevano perso la loro figlia Annabelle durante un incidente stradale.
La voglia di aiutare il prossimo, dopo anni di sofferenza, accogliendo queste orfane (tra cui una bambina di nome Janice, con disabilità motorie ad una gamba).
Una regola ferrea data dal Sig. Mullins era quella di non entrare in una stanza, chiusa accuratamente a chiave.
Ovviamente la curiosità di una bambina è troppa da…

L’ambientazione della casa isolata in campagna, paesaggio desolato, stanze e scale scricchiolanti, bambole e giocattoli di un tempo, stanze buie, rappresentano un mix di ingredienti che creano suspense e paure nello spettatore, che il male potrebbe celarsi dietro qualsiasi porta.
Sapientemente dosato di musiche angoscianti e terrificanti (Benjamin Walfisch), fotografia vincente che cattura ogni momento lo spettatore (Maxime Alexandre – Le colline hanno gli occhi), racchiudono il segreto per un horror a regola d’arte.
Infine la bambola di stoffa, Annabelle, dono della Sig.ra Mullins alla figlia “Bee” (una famiglia perfetta, felice), che dopo dodici anni sarà simbolo del maligno, feticcio del demonio, portatrice di disgrazie.
Bambola dalle sembianze umane, bellissima, ma con uno sguardo da brividi, inquietante e spaventoso.
Rimarrà icona del male cinematografico e tutti noi spettatori ci augureremo di non riceverla per regalo.