The Perfect Husband (2013): Recensione

 The Perfect Husband, thriller-horror diretto dal regista Lucas Pavetto nel 2013 e tratto dall’omonimo cortometraggio

VOTO MALATI DI CINEMA 6.5 out of 10 stars (6,5 / 10)

Lo spettatore ‘medio’ parte spesso prevenuto ed è solitamente restìo a concedere una visione a produzioni indipendenti, un po’ per via della mancanza di nomi di grido e un po’ per la poca visibilità che a questi prodotti viene concessa. Dopo questa breve premessa, vi diciamo subito che l’horror/thriller dell’italo-argentino Lucas Pavetto merita un’occhiata, qualunque sia la vostra personale collocazione nello sconfinato spettro dell’utenza cinematografica.

Viola e Nicola sono una coppia scossa dalla perdita del figlio, deceduto poco dopo il parto. Per provare a ricucire il rapporto decidono, così, di trascorrere il fine settimana in un capanno nel bosco, lontani dalla vita quotidiana. Il fine settimana dei due si rivelerà (ovviamente) una sorta di ‘tranquillo weekend di paura’.

Il film è ispirato all’omonimo cortometraggio dello stesso Pavetto, trionfatore al Buffalo Scream Horror Festival e al Mexico International Film Festival nel 2014

The Perfect Husband è un thriller introspettivo dalle tinte horror strutturato sui fragili equilibri, psichici ed emotivi, che un tragico avvenimento come la scomparsa di un figlio può creare. Le difficoltà relazionali si fanno sempre maggiori, tutto diventa più cupo e il carico di dolore che la coppia è costretta a portare sulle spalle diverrà un peso insostenibile. Dopo un inizio volutamente flemmatico (come in tutti i thriller degni di questo nome), la tensione cresce al giusto ritmo, preparando così lo spettatore a un rush finale ricco di momenti splatter e ribaltamenti di fronte.

L’ambientazione è tra le più classiche e strizza l’occhio agli horror americani nei quali un luogo sperduto nel nulla diventa teatro di situazioni al limite – pensiamo a La Casa di Sam Raimi o a Shining di Kubrick –, anche se The Perfect Husband ha il pregio di mantenere una propria identità stilistica e narrativa grazie alla lineare direzione di Lucas Pavetto (aiutata dalla vivace fotografia di Davide Manca) e all’ispirata interpretazione del cast, guidato da una convincente Gabriella Wright.