The Revenant (2015): Recensione

The Revenant, recensione del film diretto da Alejandro González Iñárritu nel 2015 e interpretato da Leonardo DiCaprio, vincitore di tre Premi Oscar

VOTO MALATI DI CINEMA 8 out of 10 stars (8 / 10)

“La vendetta è un piatto che va servito freddo…”, anche se in questo caso l’aggettivo più appropriato è “gelido”.
Alejandro González Iñárritu lo conosciamo ormai tutti; regista messicano dall’enorme talento, già Premio Oscar lo scorso anno per Birdman, torna nelle sale con il suo settimo lungometraggio dal titolo The Revenant.

Il film racconta le gesta di Hugh Glass, cacciatore di pelli sopravvissuto dopo un attacco da parte di un orso e lasciato in fin di vita dai compagni tra le fredde e innevate montagne del Nord Dakota.
1823: la guerra anglo-americana ha lasciato enormi strascichi. I coloni bianchi e i nativi americani si odiano sempre di più, giorno dopo giorno, scatenando furiose battaglie…

Affrontiamo innanzitutto il discorso “DiCaprio” prima di analizzare la pellicola:
autore di una prova eccezionale, Leonardo DiCaprio riesce ad esprimere il suo stato d’animo attraverso una mimica facciale spaventosa, tra reali difficoltà climatiche e di salute ha girato spesso con l’influenza per rendere l’interpretazione più concreta-
A differenza del precedente The Wolf of Wall Street, è il linguaggio del corpo a farla da padrona a dispetto dei dialoghi, che in The Revenant hanno un ruolo marginale.
Anche Tom Hardy è degno di nota. Un perfetto antagonista carico d’odio e spietata saggezza, riesce a tenere testa per tutta la durata del film al protagonista, sfoderando una prestazione di livello come ormai è abitudine ammirare quando si parla di questo straordinario attore.

Un crudo, violento e velenoso gioiello

Anche l’analisi del film merita giudizi più che positivi:
La fotografia è mozzafiato, aiutata da uno scenario che non ha bisogno di luci artificiali, pronta ad immortalare il momento perfetto con una prontezza sopraffina.
Una trama non articolata è potenziata dall’ottimo lavoro tecnico e di regia, per nulla pretenziosa ma certosina e accurata.
C’è anche spazio per l’onirico, che gioca un ruolo molto importante per far assimilare al meglio l’angoscia interiore vissuta dal protagonista. Non è solamente un prolungamento del minutaggio, ma si dimostra invece un riempitivo importante per la buona riuscita della pellicola.

In conclusione, The Revenant è promosso su tutta la linea.