Il diritto di contare (2017): Recensione

Il diritto di Contare, recensione del film di Theodore Melfi con Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monae, Kevin Costner, Kirsten Dunst e Jim Parsons

VOTO MALATI DI CINEMA 7 out of 10 stars (7 / 10)

I personaggi del film sono ben caratterizzati fin da subito e i dialoghi risultano molto diretti in quanto si va subito al sodo senza perdere tempo. Inoltre i protagonista, all’inizio del film, si trovano già in situazione, e le situazioni sono sempre dinamiche. Fin dai primi minuti si avverte movimento e un’energia che donano continuità alla narrazione. Al tempo stesso, tuttavia, è leggero come una piuma e profondo nei significati.

Molto apprezzabile l’elemento ironico e divertente, che si bilancia con uno altrettanto serio sul razzismo. Inoltre le varie tappe di vittoria per i diritti dei neri non sono presentate in modo cerimoniale, ma con la naturalezza di come deve essere e basta. Di solito questo genere di film sono molto pomposi e utilizzano grandi retoriche umane; questo no, ed è un grande traguardo.

Interessante come, per tutta la pellicola, prima implicitamente poi esplicitamente, domini un tema: essere il primo, arrivare primi. E questo vale per la scienza, per le scoperte, per i due paesi in lotta durante la guerra fredda e vale anche e sopratutto per i diritti umani.  È così che in fondo si fanno i cambiamenti: facendo il primo passo. Tutti i temi del film sono racchiusi nello slogan: “Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità”.  

Tutti gli attori sono molto capaci e in sintonia tra loro. Non esagerano mai nella recitazione, ma restano con i piedi a terra per una resa realistica e convincente. Le tre “hidden figures” (titolo originale) rispondono per le rime senza essere arroganti. Ad avvalorare ancora di più questo palcoscenico già perfetto, sono le musiche che accompagnano senza essere invadenti. Bello, dunque, il parallelismo tra la conquista dello spazio e dei diritti.

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