Violent Shit (1989): Recensione

Violent Shit, film horror tedesco a basso costo del 1989 diretto e interpretato da Andreas Schnaas

VOTO MALATI DI CINEMA 5 out of 10 stars (5 / 10)

“Violent Shit”: mai nome fu più azzeccato.
La “merda violenta”, uscito sul circuito Home Video nel 1989 sulla scia del Nekromantik di Jörg Buttgereit, mette in luce la Germania underground degli anni ’80 che sforna ancora un prodotto a bassissimo costo (2,000 dollari) diventato oggetto di culto per gli appassionati.

La trama è secondaria e banale, i dialoghi approssimativi e le scene surreali e a tratti comiche.
Non ci si può aspettare di più, viene premiato lo sforzo e l’idea del regista Andreas Schnaas che attraverso sgranate immagini racconta la storia di un serial killer (Karl the Butcher, interpretato da sé stesso) che uccide le sue vittime in modo brutale e affamato. Con l’aiuto di un’accetta e di armi trovate lungo la strada semina il panico tra i boschi uccidendo chiunque gli capiti a tiro.

E’ brutto come la “shit” ma gli si vuole bene

Evidente il modo amatoriale di girare e l’interpretazione casareccia degli attori, ma questo film riesce ad affascinare nonostante l’appurata bruttezza, aiutata sia dall’ambientazione e soprattutto dall’anarchico modo di operare da parte del regista, bravo a realizzare le scene splatter in modo apprezzabile.
Non mancano alcune scene oniriche, contestualizzate nel modo più lercio possibile, aumentando quel non sense che domina la pellicola.

Ci sono quei film evidentemente brutti che rimangono nel cuore dello spettatore, forse perché attratto da qualcosa che riesce a focalizzare solamente in modo inconscio. Bé, Violent Shit è uno di quelli. Gli si vuole bene nonostante gli enormi difetti ed è giustificato dal Low(issimo) budget. Viene premiata l’abnegazione.
Violent Shit è consigliato a tutti gli amanti del genere ma anche ai neofiti che si sono affacciati da poco a questo mondo, dura 70 minuti scarsi ed ipnotizza per il suo modo di fare.
E’ il primo di una trilogia.

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