The Handmaid’s Tale: Recensione

The Handmaid’s Tale, in arrivo in Italia sulla piattaforma TIMVISION alla fine di settembre, è una serie tv del 2017 ideata da Bruce Miller e prodotta e distribuita da Hulu


La serie, ambientata in un futuro distopico maschilista e classista più che mai, racconta la storia di Offred, una ragazza strappata al suo tipico stile di vita nordamericano e costretta a diventare ancella del Comandante Fred Waterford. Offred, infatti, non è il suo vero nome (che nel corso della serie scopriremo essere June), ma solo un modo per indicare che essa è proprietà del Comandante – of Fred – e che il suo unico scopo all’interno di questo mondo è quello di essere stuprata al fine di procreare. Pena il confinamento nelle colonie adibite allo smaltimento dei rifiuti tossici lasciati dalla precedente organizzazione statale.

I leader di questo nuovo paese tengono molto sottolineare come con la nuova amministrazione ci siano stati benefici per l’ambiente straordinari. Questo è ovviamente un modo per propagandare questa nuova idea di Stato che essi rappresentano e, soprattutto, utilizzando questi risultati sul tema dell’ambiente e sul tema delle nascite decisamente positivi possono nascondere agli occhi del mondo quello che realmente fanno alle ancelle (che la propaganda governativa tende a dipingere come ragazze che volontariamente hanno scelto questo stile di vita, quando sappiamo benissimo dalla prima puntata che esse sono stare catturate e costrette a fare ciò che fanno).

È interessantissimo infatti vedere come la serie e il mondo distopico che essa racconta, è ben piantata all’interno del nostro mondo attuale. Questa rivoluzione, scoppiata per mano di ferventi religiosi in un periodo di gravissima crisi delle nascite riguardante tutto il mondo, è in atto solamente in quelli che una volta erano definiti Stati Uniti d’America, mentre tutti gli altri paesi del mondo sono rimasti con la stessa organizzazione politica del mondo in cui siamo abituati a vivere (ancora per molto? La serie induce a porci anche questa domanda).

È interessante anche vedere i rapporti diplomatici che questo regime misogino e liberticida intrattiene con altri paesi che criticano aspramente questo nuovo ordinamento dello Stato ma che non possono fare di commerciare con esso per il bene della loro nazione.

Un’altra domanda che la serie ci pone è: ma i leader di questo nuovo Stato basato sul rispetto ossequioso dei principi cristiani, ci credono davvero? In questo mondo infatti la vita è cambiata per tutti. Per le ancelle, certo, ma anche per le mogli dei Comandanti o per i Comandanti stessi, costretti a vivere in modo rigido e sempre rispettoso dei dogmi religiosi. Forse qualcuno di loro cercherà di trovare sfogo in qualche modo.

La serie, quindi, oltre a segnare la prepotente entrata in scena di Hulu come produttore originale (non che questa sia la sua prima produzione, ma certamente è uno dei suoi successi più grandi a livello internazionale), ci mette di fronte a paure che forse non abbiamo più nella nostra società occidentale ma che forse non bisognerebbe sottovalutare.

(a cura di Mattia Castellani)

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