Stand by Me (1986): Recensione

Stand by Me – Ricordo di un’estate, recensione del film diretto da Rob Reiner del 1986 e tratto da un racconto di Stephen King

VOTO MALATI DI CINEMA 8 out of 10 stars (8 / 10)

Tratto dal racconto di Stephen King intitolato The Body, Stand by Me – Ricordo di un’estate vede come protagonisti un gruppo di ragazzi che nell’estate del 1959, poco prima della fine dell’estate, intraprendono un’ultima avventura prima di dividersi per andare al liceo.

Gordie, Chris, Teddy e Vern sono quattro preadolescenti pieni di sogni e ambizioni, ma anche con tantissimi problemi personali, pronti a conoscere il mondo e provare quelle sensazioni da persone adulte che la giovane età ancora non gli aveva permesso.
Venendo a sapere che un loro coetaneo è stato trovato cadavere da una banda di ragazzi più grandi, partono alla ricerca del giovane scomparso attraverso mille ostacoli e pericoli, instaurando ancor di più il loro rapporto di amicizia e superando insieme quella fase della vita in cui tutto è definitivamente più chiaro, crudo e concreto.

“Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Gesù, ma chi li ha?”
(Stand by me)

Stand by Me, alla pari de I Goonies, è uno dei film per ragazzi icona degli anni ’80, cosi come i loro personaggi (River Phoenix, Jerry O’Connell, Corey Feldman e Wil Wheaton, autentici bambini prodigio di quel decennio). A differenza del film diretto da Richard Donner nel 1985, questa avventura è raccontata in modo amaro nonostante alcuni momenti di spensieratezza (il lungo e surreale racconto di Gordie Lachance sulla gara dei mangiatori di torte ad esempio), che permette di spezzare il ritmo e godere appieno di un film completo che vede protagonisti un po’ tutti noi.

Per quanto riguarda il filone teen-drama-movie, Stand by Me è infatti la storia che ci rappresenta, quella che abbiamo vissuto da piccoli e che non dimenticheremo mai. Avventure estive dove si stringono forti legami e ci si confronta con gli amici, ricordandoli per sempre.

ALCUNI ANEDDOTI:
– Stephen King considera Stand by Me la miglior trasposizione cinematografica tra tutti i suoi racconti, rimanendo senza parole alla prima visione della pellicola in compagnia del regista Rob Reiner.
– Corey Feldman ha dichiarato che il personaggio di Teddy Duchamp è quello che sente più suo tra tutti quelli interpretati per la simile personalità.
La scena delle sanguisughe che vede coinvolto Gordie Lachance/Will Wheaton è una vera esperienza vissuta da Stephen King quando era bambino.
Per assimilare al meglio il personaggio del bullo, Kiefer Sutherland prendeva spesso di mira i quattro ragazzi anche fuori dal set, incutendo loro ancor più timore.

Il bellissimo brano finale che presta il titolo al film, Stand by Me di Ben E. King del 1961, chiude in modo malinconico e triste la pellicola, accompagnata dalla voce dell’adulto Gordie Lachance che esclama la simbolica frase:
“Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Gesù, ma chi li ha?”.

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