500 giorni insieme (2009): Recensione

500 giorni insieme (titolo originale: (500) Days of Summer), recensione del film diretto da Marc Webb nel 2009 con protagonisti Joseph Gordon-Levitt e Zooey Deschanel

VOTO MALATI DI CINEMA 7.5 out of 10 stars (7,5 / 10)

L’amore ha due facce distinte, complementari, che non coincidono l’una con l’altra, ma anzi sono nettamente distinte: una parte oscura e una illuminata; l’alternanza di quest’ultime nella nostra vita è completamente svincolata dal nostro volere, di conseguenza anche l’alternanza di gioia e dolore. Come viene dimostrato in 500 giorni insieme che è decisamente una commedia romantica sui generis, infatti ciò che colpisce di questo film è la struttura non cosi convenzionale. In genere le commedie romantiche sono caratterizzate da un incontro casuale, la nascita dell’amore, una situazione complicata e l’allontanamento dei due amanti con conseguente finale drammatico o un riconciliamento; Marc Webb ha scelto di non aderire categoricamente a questa architettura.
Tom Hansen (Joseph Gordon-Levitt) nel finale infatti sembra istruirsi sulla vera natura dell’amore e sul destino, un fato impervio che non coincide quasi mai con le nostre aspettative (come viene mostrato nella scena che mette in contrasto le “expectations” e la “reality”), se in un primo momento egli non riesce ad accettare la sua separazione con Sole (Summer, vero nome originale, interpretata da Zooey Deschanel), la donna amata, nel finale del film il personaggio è colpito da un’evoluzione catartica. Un altro elemento innovativo (utilizzato anche in Eternal sunshine of spotless mind) è costituito dai continui salti temporali che mettono in contrasto in maniera nitida ed anche un po’ disillusa le sensazioni paradisiache ma allo stesso tempo demoniache ed inibitrici causate dal sentimento amoroso.

Tom e Sole si conoscono sul lavoro e fra i due nasce subito un’intesa che va aldilà dal puro godimento sessuale, ma nonostante ciò, la donna non vuole una relazione seria, rompendo il fragile castello di sabbia costruito dal protagonista. Come pronosticabile, Sole si allontana da Tom lasciandolo depresso; poco dopo egli scoprirà che la donna ha deciso di sposarsi. Qui si mette in evidenza come alla fine della relazione amorosa, subentri nel personaggio di Tom una fase del tutto necessaria e svincolata da qualsiasi tipo di azione volontaria, si può solo aspettare che il dolore della rottura passi, senza sapere quanto tempo sia necessario: l’amore è un meccanismo lungimirante ed infallibile in cui l’uomo è solo un barattino che pensa di essere alla guida della propria vettura mentre le sue braccia sono legate ai fili di un burattinaio. Tom continua a domandarsi il perché dell’allontanamento della donna anche se in realtà non c’è una spiegazione, è tutto frutto di un disegno provvidenziale in cui le sue azioni confluiscono tutte all’inevitabile destino della sua relazione con Sole, ma come gli affluenti di un grande fiume terminano necessariamente in esso, cosi le sue azioni non potevano essere differenti da quelle che sono state; dovevano essere tali ed il finale della loro esperienza doveva essere quello. Una volta che questo tipo di conoscenza , acquisibile solo con un cammino fatto di sofferenze, subentra nel suo personaggio ha la forza di cambiare la sua vita, c’è un’ evoluzione in lui derivante dalla consapevolezza di non poter lottare contro il destino, ma dalla comprensione di poter essere solo docile e mansueto nei confronti del giudice Eros, completamente privo di empatia. Marc Webb fa terminare il film con una scena molto emblematica, Tom conosce una donna di nome Luna, quindi è di nuovo pronto a gettarsi nel ciclo malato e perverso dell’amore, a tralasciare il suo lato razionale e le sue capacità intellettive ed affidarsi completamente. Ma il gioco è cosi o si gioca con tali regole oppure non si è accettati, vale la pena di giocare? Vale la pena astenersi senza rischiare? A voi la scelta.

L’amore entra nel corpo e si dirama in tutte le direzioni, infettando le nostre capacità cognitive, il che da un lato può essere affascinante, ma allo stesso tempo spaventoso ed imprudente. Una sirena omerica che ti ammaglia col suo canto per poi divorarti, coprirsi le orecchie con dei tappi di cera per non sentire il richiamo dell’amore potrebbe essere una soluzione, ma è solamente un rimedio temporaneo che non può protrarsi nel tempo, ogni cosa è impregnata di nero, di un lato oscuro, si può accogliere gli enti solo nella loro totalità. Purtroppo non esistono apprendistato dell’amore, solamente l’esperienza ed il fato ci modellano a loro piacere.

(A cura di Matteo Parodi)