Loro (2018): Recensione

Loro, recensione del film diviso in due parti (Loro 1 e Loro 2) diretto da Paolo Sorrentino nel 2018 con protagonista Toni Servillo

VOTO MALATI DI CINEMA 7 out of 10 stars (7 / 10)

Quando si tratta di Silvio Berlusconi sembra quasi sospetto non tirare in ballo le vicende giudiziarie, le intercettazioni, il divorzio con Veronica Lario e il corollario di amanti provocanti sistemate quasi ad harem attorno a lui. Ma tutto ciò, ormai patrimonio condiviso della storia italiana, non poteva attirare la curiosità del premio Oscar Paolo Sorrentino. Chiunque conosca un minimo il regista sa perfettamente che la sua missione si aggira sempre nei pressi di un tema: quello del senso della vita. È il fil rouge che collega indissolubilmente tutte le sue opere, partendo da This must be the place, fino a giungere a La Grande Bellezza, per non menzionare la sua serie The Young Pope. E così questo filo rosso prosegue e incrocia anche il destino di Loro 1 e Loro 2, i quali deludono notevolmente tutti coloro che si aspettavano di vedere un Servillo nei panni di Silvio Berlusconi. Perché Servillo, perfetto in ogni mossa ed espressione, interpreta solo Silvio, l’uomo. Tutto ciò che sta dietro alla maschera mediatica e politica, tutto ciò che interessa forse a pochi e che passa sempre in secondo piano.

Sorrentino ci aveva già deliziato nel racconto di un’altra biografia, quella di Andreotti ne Il Divo, ma le differenze sono nette a partire dalla mancanza di nomi e date precise, i quali invece comparivano puntualmente nella biopic sull’esponente della DC. Questa volta la storia di vita è quella del Cavaliere, suddivisa in due film, uno più spettacolare dell’altro. Se il primo capitolo si concentra sulla società e sui bisogni di loro, nel secondo il tutto si accentra su Silvio e la sua intimità. Difatti Loro 1 presenta il personaggio di Sergio Morra (interpretato magnificamente da Riccardo Scamarcio), un giovane imprenditore tarantino fidanzato con Tamara (Euridice Axen), che corrompe politici italiani tramite delle Escort, al fine di ottenere appalti. I due lasciano la Puglia e si trasferiscono a Roma, con un solo scopo: arrivare a Silvio Berlusconi. E così, raccontando una Roma dei piani alti (già vista ne La Grande Bellezza) dedita alla cocaina e alla corruzione, all’infedeltà politica e amorosa, alla superficialità e all’apparenza, racconta anche la storia di loro. Ma chi sono questi loro? Loro sono tutti. Loro siamo anche noi. Loro è l’essere umano. Loro è il desiderio di sedere accanto a; non importa chi sia veramente, cosa abbia vissuto, quale sia la sua storia e cosa provi. Conta solo arrivare all’obiettivo. È una scalata sociale vertiginosa nella speranza di ottenere qualcosa, è l’apparenza di un mondo rarefatto che divora, mettendo da parte l’essenza dell’uomo. Ed è destreggiandosi fra imprenditori, politici, Escort, personaggi di eterea natura, che il regista racconta tutto questo.

Per giungere alla parte finale del primo volume, in cui, finalmente, compare il trofeo: il Cavaliere, il quale si mostra subito per l’uomo e non per il personaggio pubblico. Emblematica è la scena in cui Silvio tenta di insegnare al nipotino la filosofia della vita con una vena sarcastica, che da sempre lo contraddistingue. Ma è nel secondo tomo che lui diventa il reale baricentro. Per descrivere l’essenza della persona, infatti, risulta necessario raccontare l’uomo, il marito ed i fantasmi della sua personalità. Un matrimonio con Veronica Lario, interpretata da Elena Sofia Ricci, che sta affondando nelle sabbie mobili della diversità e del ricordo. Lui impegnato a cercare di sentirsi ancora vivo tramite la politica e il prestigio, lei che legge libri di Premi Nobel, lui che sogna ancora la ragazza che ballava abbracciandolo sulle note di Domenica Bestiale di Fabio Concato, e poi lei che va in viaggio in Cambogia. Ed è qui che si ritrova il Sorrentino de La Grande Bellezza: il personaggio che scava nella sua memoria e nei suoi sentimenti per ritrovare se stesso, mentre loro (o noi) vogliamo trovare lui.

(Giulia Leto)