Serenity – L’isola dell’inganno (2019): Recensione

Serenity – L’isola dell’inganno, recensione del film diretto da Steven Knight con protagonisti Anne Hathaway e Matthew McConaughey. Uscito nelle sale italiane il 18 luglio 2019

VOTO MALATI DI CINEMA 8.5 out of 10 stars (8,5 / 10)

Il pescatore e il Tonno, La donna e il bambino. Un approccio psicologico alla ricerca della serenità

Il film narra di un pescatore alla deriva che deve catturare il suo “Tonno”, che gli scappa, che lo sfida. Ovviamente i riferimenti bibliografici sono Il vecchio e il mare di Hemingway e Moby Dick di Melville. Già dalle prime battute si assapora questo sapore letterario. Le scene odorano di mare e hanno questi presupposti letterari. La svolta nello sviluppo della trama avviene nel momento in cui arriva la femme fatale (Anne Hathaway) che gli propone di uccidere suo marito.
Da questo momento il film sembra prendere la svolta del noir, ma non sarà così…

La struttura del film potrebbe essere suddivisa in due parti e altrettanti generi differenti. La prima parte potrebbe rientrare nel genere del noir classico (film come Casablanca, La fiamma del peccato o Brivido caldo), mentre la seconda parte invece più del thriller psicologico.

Proprio per questo motivo il colpo di scena lo si può trovare nella svolta psicologica del film che ha un presupposto più filosofico. Tale “schematismo trascendentale”, per utilizzare una terminologia cara al buon vecchio Kant, sostiene che occorrono dei presupposti a priori, che per il filosofo sono lo spazio e il tempo, per distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è. Da un lato vi è la verità (il noumeno) e dall’altro l’illusione (il fenomeno, ciò che appare). Pertanto il film gioca tra illusione e realtà. Una realtà apparente che si mescola in una realtà virtuale (sviluppando nello spettatore sentimenti di alienazione e coinvolgimento). Ciò durante la visione del film mi ha fatto sentire come su un barca a dondolarmi tra il coinvolgimento e l’alienazione, tra la paura e la curiosità.

La psicologia dei personaggi è la seguente: il pescatore (un magnifico Matthew McConaughey), come al solito è un nevrotico ossessivo con tendenze deliranti. Oltre ad essere perseguitato dai fantasmi del passato, mette continuamente in dubbio la sua esistenza, e riesce a comunicare con il pensiero… Ha un miraggio: conquistare il Tonno. La domanda che mi facevo mentre vedevo il film era: ma sarà lui il tonno ad essere preso? Lascio a voi la visione del film per avere la risposta.

La femme Fatale è Anne Hathaway, tinta di biondo, che vuole vendicarsi delle violenze subite assoldando il pescatore per uccidere il marito (ricco, sporco e cattivo). Come caratterizzare psicologicamente il suo personaggio? Rappresenta una delle troppe e tante donne che non riescono a dire no alle violenze subite…

Dietro questa storia vi è un deus ex machina (forse sto spoilerando un pò troppo… ma non posso fare altrimenti) vi è il figlio del pescatore e della femme fatale, un ragazzo molto intelligente che passa le giornate chiuso in camera davanti a un computer.

Questi ragazzi chiusi in camera, intelligenti, ma molto ritirati si chiamano “Hikikomory” e rappresentano un fenomeno che si sta diffondendo in maniera preoccupante. La spiegazione psicologica è che questi ragazzi hanno davvero tanta rabbia e il rimanere chiusi in camera al pc è come se “contenesse” tale esplosività.
Insomma tutti i personaggi, in un modo o nell’altro, sono alla ricerca di una serenità, di un’isola che non c’è (l’isola caraibica dove è ambientato il film è reale oppure no?).
Cercano la pace, sono tormentati e provano in maniera disfunzionale ad affrontare la loro aggressività in modi diversi.

L’interrogativo di fondo è il seguente: la serenità è reale oppure un’illusione? È proprio questo il dramma che li attraversa. Al contrario, solo un personaggio che riesce a distinguere il bene dal male, il reale dall’illusione: è l’aiutante del pescatore che lo intima di non uccidere perché è sbagliato.

Per concludere, Serenity è un film che sconfina in mare aperto, un film che tocca temi profondi e anche di natura sociale. Da vedere.