Joker (2019): Recensione

Joker, recensione del film diretto da Todd Phillips con protagonista Joaquin Phoenix. Uscito nelle sale italiane il 3 ottobre 2019

VOTO MALATI DI CINEMA 8.5 out of 10 stars (8,5 / 10)

Il Joker di Todd Phillips sfonda le porte della storia del Cinema con un film cupo, intenso, introverso e che allo stesso tempo urla mille parole.
E nessuna di queste è felice.

Joker, al secolo Arthur Fleck, è un clown fallito, malato di mente, che vive con la madre e che per una ragione o per un’altra finisce sempre con l’essere pestato in una Gotham sporca e degradata dalla sempre maggiore stratificazione sociale (e anche dalla fotografia maestrale di Lawrence Sher). L’unico suo barlume di speranza è diventare uno stand-up comedian (quello che in Italia definiremmo cabarettista) e di essere sentimentalmente legato con una ragazza madre (o come dicono gli Americani “baby mama”) interpretata da una splendida Zazie Beetz (Deadpool 1 e 2, Geostorm, Atlanta).

Il suo mito è Murray Franklin (interpretato dal peso massimo Robert De Niro), un talk-show host che è una sorta di Stephen Colbert con l’accento di Jimmy Kimmel e la fisicità di… Jay Leno.
Ed è proprio Murray che accenderà la miccia della follia omicida di Arthur, quando trasmetterà uno spezzone della sua poco riuscita e imbarazzante routine di stand-up, prendendolo in giro per la sua risata.

Perché Il povero Arthur soffre di riso spastico, una condizione patologica che gli provoca dolorose e incontrollabili crisi di risate, che lo costringono ad andare in giro con un umiliante foglietto che lo attesta.
E’ proprio sulla risata che noterete il lavoro magistrale di Joaquin Phoenix, una rappresentazione così realistica e accurata (verificabile con molti video sul web) che farà patire per il povero Arthur.

Arthur, inoltre, effettua sedute di terapia con una psichiatra fin troppo realista interpretata da Sharon Washington (The Bourne Legacy, Die Hard: With a Vengeance) all’Arkham State Hospital, il tutto sovvenzionato da fondi statali.
Non passa tanto tempo prima che i fondi vengano tagliati, lui licenziato e Joker… Arthur, lasciato in balia del Joker (o il contrario?).

Ma la verità in questo film, realizzato con un framing strettissimo, quasi televisivo, e dunque molto coinvolgente, e con le ambientazioni di una Gotham che non vi farà rimpiangere i Batman di Tim Burton, è che…

Quest’opera parla di noi. Anzi, Il film critica noi. Anzi, il film critica la società capitalista. Anzi…

Non ci sono abbastanza “anzi” per descrivere tutto ciò che il film critica, eppure… due cose risaltano in particolare:
-Chi è debole va sminuito e sorpassato.
-Chi non ha potere (tradotto: Denaro) non esiste.

E’ la verità. E’ ciò che accade nella nostra società. Se non sei il più bravo, il più intelligente, il più agile, vali meno di 0. Semplicemente non esisti.

E’ questo che vi farà empatizzare con Joker.
E’ questa la realtà che Arthur vive, ed è questa la realtà che miliardi di persone vivono.
Ed è ciò che Arthur realizza, ed è ciò che porterà alla nascita di Joker.

Arthur non ha mai capito se esistesse o meno…

Ma Arthur esiste.
Joker, esiste.

Joker non è altro che la nostra fantasia assassina.
Non esiste fisicamente, Joker è un concetto, un istinto animale, un istinto di violenza conseguente. Un istinto di violenza che è l’unico modo per essere notati e per essere considerati in una società dove se non sei lassù… non sei nessuno.

L’immensa performance di Joaquin Phoenix racconta questo. Racconta del dramma dei più deboli, dei dimenticati, di chi non raggiunge uno standard sociale.
Questa storia racconta della tartaruga e della lepre…
Perché se la lenta e ferita tartaruga viene picchiata, umiliata, derisa, sminuita, rifiutata e riempita di bugie, la tartaruga diventa prigioniera della propria mente…
…e la tartaruga fa un macello.