The Giver – Il mondo di Jonas (2014): Recensione

The Giver – Il mondo di Jonas, recensione del film diretto da Phillip Noyce con protagonista Brenton Thwaites. Uscita nelle sale italiane: 11 settembre 2014

VOTO MALATI DI CINEMA 6.5 out of 10 stars (6,5 / 10)

The Giver – Il mondo di Jonas è tratto da un libro (The Giver – Il donatore di Lois Lowry), un best seller che ha venduto oltre 11 milioni di copie. Il regista Phillip Noyce ne prende la sostanza e sviluppa la riflessione del libro sul concetto di “società liquida”, in cui viviamo e che sembra aver perso il senso del tutto, persino di due concetti che fanno parte della natura umana e della vita (la vita, intesa come nascita, e la morte appunto). Ogni cosa ha perso valore all’interno di questa società consumistica in cui l’oggetto svuota di senso il soggetto, ovvero l’essere umano.

Se i presupposti filosofici e il tema da sviluppare sembrano notevoli e interessanti, in realtà il film si perde nello svolgersi degli avvenimenti. La sensazione è come se lo sviluppo e soprattutto il finale non sono all’altezza del tema da affrontare.
La trama è piuttosto semplice. Anche i presupposti cinematografici non sono da meno, stile 1984 e tutti quei film di fantascienza in cui si ipotizzano futuri distopici.

Jonas è un ragazzo che ha raggiunto la maggiore età (“fine dell’adolescenza”) e gli viene assegnato dalla presidente del consiglio degli anziani (una sprecata Meryl Streep) la propria “destinazione”, il proprio senso all’interno della Società. Il protagonista, a differenza di tutti gli altri neomaggiorenni ha un compito speciale, diventerà dopo un addestramento il ricevitore delle memorie. Diventerà l’unica persona di quel microcosmo a cui sarà concesso di apprendere tutta la storia dell’umanità, e la differenza tra il bene ed il male. Tutte cose che ovviamente turberebbero il micro mondo e pertanto i saggi hanno deciso di metterle in un “altrove”. il maestro che Jonas incontrerà è una figura ovviamente anticonformista che gli farà vedere i colori, le sfumature; insomma tutto lo spettro delle emozioni umane che sono state rimosse per non turbare la vita di questo microcosmo. Ovviamente Jonas comprendendo il senso della vita non può accettare che alcuni bambini vengano uccisi, quindi rompe le regole e decide di andare nell’altrove e portare le memorie al fine di salvare tutti. Lo sviluppo e soprattutto il finale del film è banale, ma poiché sono uno psicologo il film può avere alcuni spunti interessanti che proverò a descrivervi.

Una riflessione psicologica del concetto di altro e di altrove

Si può analizzare il processo di crescita del protagonista (dall’adolescenza all’adultità) attraverso l’incontro con un altro che non è un “altrove”. in termini psicoanalitici l’altrove è un qualcosa dissociato, alieno, rimosso che non può entrare in contatto con la nostra parte cosciente e pertanto non permette un’evoluzione. Gli anziani del villaggio hanno “tutelato” gli abitanti di quel microcosmo mettendo in un altrove tutte quelle emozioni negative, e di conseguenza anche quelle positive. Facendo ciò se da un lato hanno evitato emozioni quali invidia, odio, rabbia, etc etc dall’altra parte non hanno permesso alle persone di sperimentare emozioni come felicità, gioia, piacere. Hanno creato un’esistenza piatta, in bianco e nero. Il protagonista non incontra un Altrove, ma un “Altro” che gli permetterà di riappropriarsi di memorie che non sono altrove appunto, ma dentro di sé. Simbolicamente il passaggio dall’adolescenza all’età adulta avviene nel momento in cui il ragazzo incontra un Altro che però non è un altrove, ma è un altro dentro di sé. Riformulando il tutto possiamo dirlo nel seguente modo: per crescere e diventare uomini occorre incontrare un adulto fuori di sé che però è anche dentro di sé.

Jonas diventa uomo sia perché ha di suo la capacità di guardare oltre, ma anche perche incontra un donatore di memoria che sarà un modello di adulto per sé. Il protagonista si approprierà dell’altro dentro di sé nel momento stesso in cui varcherà i confini dell’altrove.

È un film da vedere? Diciamo di sì, anche se il finale delude.