Hollywood (2020): Recensione

Hollywood, recensione della Miniserie TV ideata da Ryan Murphy e Ian Brennan. Disponibile su Netflix dal 1 maggio 2020

VOTO MALATI DI CINEMA 7 out of 10 stars (7 / 10)

Hollywooood!
Non c’è nulla da fare, i film che parlano di come si fanno i film sono sempre magici, e Hollywood, una produzione originale Netflix, nonostante sia una miniserie, non è assolutamente da meno.

Un gruppo di aspiranti filmmaker è a Los Angeles per inseguire il sogno di sfondare nel Cinema. Parliamo di un aspirante attore dall’attitudine all-American che finisce a fare il gigolò per sbarcare il lunario, un aspirante attore della stessa pasta ma omosessuale, un aspirante sceneggiatore afroamericano e omosessuale (fidanzato dell’aspirante attore), un’aspirante attrice di afroamericana che sogna un ruolo da protagonista invece che da solita colf, un’aspirante attrice che è figlia del proprietario dei fantomatici Ace Studios ma vuole farcela senza nepotismi e un aspirante regista mezzo filippino (fidanzato dall’aspirante attrice afroamericana) che ha voglia di dirigere una pellicola che abbia un significato a livello sociale.
Ora, se calcolate che siamo nell’America conservativa e razzista del dopo guerra, dove i neri nel sud vengono linciati, e dove tutte queste persone vengono discriminate socialmente in termini di diritti, e per lo più vogliono realizzare, tutti insieme, un film prodotto all’intero del famigerato e terribile Studio System della Golden Age di Hollywood, capirete bene che le difficoltà da affrontare saranno parecchio consistenti.
Sul loro percorso dovranno avere a che fare con produttori brillanti, agenti che sono dei predatori sessuali e donne di grande fascino, talento e ambizione.

HOLLYWOOD
L to R: Laura Harrier, Jeremy Pope and Darren Criss
credit: NETFLIX

Partiamo dalla nota dolente: non hanno mostrato il mestiere.
I set, le ambientazioni e la Los Angeles della Golden Age sono tutti elementi bellissimi… ma la fatica?
Non vediamo mai Archie davanti a una macchina da scrivere, oppure Jack che prepara le parti, per non parlare di Rock Hudson che nemmeno gli passa per la testa di provare a imparare a recitare.
È noioso da mostrare, certo… ma almeno un montage dove si vede che lavorano duramente avrebbe contribuito al realismo dell’opera. Il problema di non mostrare tutto questo è che, soprattutto verso la seconda metà della miniserie, sembra quasi di vedere una sitcom piuttosto che la loro avventura a Tinseltown.
Detto ciò, Hollywood è di grande qualità, con regie di spessore, performance in termini di recitazione consistenti e coerenti durante tutta la serie ed una fotografia che vi farà innamorare ancora di più di L.A.

Considerando il finale, mi spaventa che la seconda stagione possa essere una replica della prima, ma nonostante ciò, forte di una prima stagione entusiasmante, credo che questo progetto, con un budget più alto, nuovi temi e una trama più complicata, possa farci emozionare esplorando nuovi territori del mondo dell’intrattenimento e di chi ci lavora dentro, in una delle epoche più contraddittorie della storia del Cinema e di quella Americana.
God Bless Hollywood.