Matrimonio con sorpresa (2024): Recensione

Matrimonio con sorpresa (2024): Recensione

Matrimonio con sorpresa, recensione del fim diretto da Julien Hervé. Dall'11 Luglio nelle sale cinematografiche.

VOTO MALATI DI CINEMA 4 out of 10 stars (4 / 10)

“Matrimonio con sorpresa” prende spunto da un avvenimento ordinario come il matrimonio tra due giovani appartenenti a culture, tradizioni e classi sociali differenti per parlare di pregiudizi e accettazione del diverso passando al setaccio della comicità il tema dell’inclusione e dell’accettazione di sé. Alice fa la biologa ricercatrice e decide di fare ai genitori e consuoceri un regalo particolare e anche inaspettato per accompagnare l’annuncio a sorpresa del suo imminente matrimonio con Francois. Regalare un test del Dna che certifichi le vere origini di ognuno. La mappatura del genoma sarà il motivo per dare inizio a una serie di siparietti divertenti ma decisamente banali che lasciano questa commedia un po’ insipida e la fanno sembrare alquanto surreale senza peraltro suscitare grandi ilarità. Da parte della sposa ci sono i coniugi Sauvage-Bouvier che si fregiano di essere francesi da millenni con tanto di galleria di ritratti illustri che fanno bella mostra nel castello di famiglia. La moglie vanta anche una discendenza italiana. In realtà invece si scopre che entrambi hanno una percentuale sebbene minore di origini portoghesi per la donna e addirittura indiane per il marito. Stessa sorte tocca ai coniugi Martin, genitori dello sposo, che scoprono di avere avi tedeschi per linea paterna e inglesi per il ramo materno. Questa notizia, accolta con iniziale diffidenza e rifiuto categorico, spinge entrambi, quasi subito, ad assumere comportamenti tipici della cultura alla quale sono stati accostati da un test che sembra essere esente da errore. Il film ha qualche spunto interessante ma non decolla e si trascina con uno schema che alla lunga annoia. Si ride poco dei comportamenti assunti dai genitori e si è pungolati alla riflessione ancora meno. Una commedia arguta sulla carta che non riesce a mettere in pratica le intenzioni che si era prefissata ossia riflettere sulle proprie origini qualunque esse siano senza per questo far pesare agli altri le differenze di posizione nella scala sociale. La scrittura dei personaggi li fa rimanere sagome e macchiette e nulla più.

In un mondo globalizzato e sempre più interculturale appartenere al cento per cento ad una sola Nazione e ad un solo ceppo etnico è sempre più raro e soprattutto non riveste più nessuna importanza quando a rimescolare le carte ci si mette l’amore che non ha bisogno di verificare chi siano i nostri avi e quale storia millenaria abbiamo alle spalle. Il finale decisamente aperto lascerebbe intendere che sia previsto un sequel ma il tema risulta poco attrattivo e soprattutto non suscita grasse risate ma un sorriso tirato per la paradossalità della storia che si sceglie di rappresentare.