Conclave (2024): Recensione

Conclave (2024): Recensione
Conclave, recensione del film diretto da Edward Berger. Uscito nelle sale statunitensi il 25 Ottobre 2024.
VOTO MALATI DI CINEMA (8 / 10)
Un modo di dire recita: “chi entra in conclave da Papa è destinato quasi sempre a uscirne solo da cardinale.”
Questo per dire che, nelle previsioni, non c’è mai il giusto spazio per calcolare possibili intrighi, eventuali congiure, impreviste alleanze e ogni altro trabocchetto orchestrato ad arte che possa inficiare fino anche ribaltare i pronostici iniziali portando ad un risultato sorprendente e per nulla immaginabile prima che le porte si chiudano lasciando fuori gli “extra omnes”. Il film incentra la narrazione su un vero e proprio intrigo di palazzo e, con meticolosa perizia, avvalendosi di tempi recitativi perfetti, opera lo svelamento del mistero che aleggia dopo la morte improvvisa del Santo Padre che ha portato con sé segreti importanti per comprendere la composizione della cerchia dei porporati ammessi nella meravigliosa Cappella Sistina per il gravoso compito di eleggere ancora una volta il successore di Pietro al soglio pontificio rimasto vacante.
Le elezioni si susseguono senza sosta e, con il proseguire dei giorni, il cerchio si stringe sempre più intorno a quattro figure emblematiche, magistralmente interpretate dagli attori coinvolti.
Ognuno di essi è portatore di una visione diversa della Chiesa e ha anche idee molto differenti e contrastanti con gli altri in lizza per la carica riguardo alla modalità di amministrare il Vaticano e di come esserne sia guida spirituale che Capo di Stato. La regia scruta in modo insistente e alquanto efficace sguardi, movimenti gestuali, espressioni. La macchina da presa cattura con precisione millimetrica stati d’animo, dubbi, remore, incertezze, paure, ripensamenti e restituisce allo spettatore la giusta dose di suspence che tiene desta l’attenzione e mette in moto un lavorio mentale per cercare di capire quale recondito mistero si nasconda dietro la designazione, avvenuta con una procedura di assoluta urgenza e riservatezza, di un nuovo cardinale da parte del Papa appena deceduto. Nessuno dei presenti conosce il motivo di questa designazione in pectore del nuovo Cardinale e non nutre alcun sospetto preciso. Per tutti è però evidente che c’è qualcosa da portare alla luce. In fretta e prima dell’irreparabile.
Primi piani strettissimi e intensi ci consentono di percepire anche le minime variazioni di cambiamenti umorali dei protagonisti. La seduta plenaria del concistoro riunito per il gravoso compito di designare colui che possa traghettare la Chiesa fuori dalla crisi e accontentare un po’ tutte le fazioni esistenti all’interno della comunità religiosa è sotto la lente di ingrandimento di una regia scrupolosa che non lascia niente al caso.
Attenzione massima nella scelta del cast che brilla per capacità tecnica e presenza scenica sia nelle parti apicali sia in quelle di minore peso all’interno della sceneggiatura. Tra tutti i comprimari una menzione speciale va attribuita a Isabella Rossellini che incarna perfettamente la donna di potere all’interno di una congregazione ma costretta ancora a stare un passo indietro in un mondo ecclesiastico dominato fortemente dal predominio maschile e incapace di vedere uno scenario differente nonostante i tempi siano ormai maturi per un’apertura e uno svecchiamento.
Il colpo di scena che arriva a chiudere un thriller ben congegnato nel suo impianto registico è perfettamente in linea con i tempi attuali. Sebbene sia di notevole impatto non soddisfa lo spettatore più esigente che si ritrova con un finale che banalizza. Si squaderna un tema molto scontato ma anche fin troppo abusato perché funzionale a costruire il giusto scandalo che serve a creare scalpore e a scuotere le coscienze. La sola nota debole del film è proprio utilizzare un argomento spinoso senza approfondirlo nel modo adeguato.
