Foxcatcher (2014): Recensione

Foxcatcher (2014)

VOTO MALATI DI CINEMA 7.5 out of 10 stars (7,5 / 10)

Lo sport è competizione, dramma, sudore, e, come in questo caso, sangue.
Il titolo adattato in italiano rende bene l’idea della storia che abbiamo di fronte (tipicamente americana).

Siamo negli anni ’80 e Mark Schultz, 27enne professionista nella lotta Greco-Romana, è tra i migliori.
Varie volte campione del Mondo e Olimpico nel 1984, vive all’ombra del fratello maggiore Dave, anche lui Oro Olimpico, soffrendo molto questa rivalità accesa prevalentemente nella sua immaginazione.
La svolta arriva quando riceve la chiamata di John du Pont, uno degli uomini più ricchi d’America, che lo ingaggia nella sua scuderia con l’obiettivo di vincere l’ennesima medaglia ai giochi Olimpici di Seul del 1988.

Comincia così Foxcatcher, una storia dannatamente vera dove la corazza dura dei personaggi esce fuori scontrandosi in atteggiamenti e incomprensioni tra personalità diverse e cariche d’odio.
Bennett Miller -regista di altre due bellissime pellicole quali “Truman Capote” e “Moneyball”– è bravo ad andare piano con le sequenze, quasi come a voler seguire come un’ombra il lento camminare dei protagonisti, pieni d’acciacchi e colpi presi in palestra e nella vita. Il senso amaro lo si percepisce anche nel silenzio che accompagna la maggior parte della trama.
C’è poco spazio per i sorrisi, gli sguardi sono sempre cattivi e concentrati verso gli obiettivi prefissati. 

L’attesa maggiore è rivolta senza dubbio verso la prova dei protagonisti: due su tutti Channing Tatum e Steve Carell, poco abituati ad interpretare ruoli di questo tipo.
Il risultato è strabiliante, l’interpretazione è di altissimo livello, convincendo in pieno nel difficile compito assegnato.
Degno di menzione ovviamente anche Mark Ruffalo, che ha meritato la nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista così come Carell quella per il miglior attore.

Foxcatcher è un film che rimane dentro e che fa riflettere, dove la figura dell’uomo ricco è dipinta in modo freddo e spietato, vuoto e senza cuore, e in questo Steve Carell è riuscito in maniera impeccabile a tirare fuori quel lato.