VOTO MALATI DI CINEMA (6 / 10)
Un manipolo di soldati arruolati volontariamente nella guerra di secessione americana. Un padre che si trova a condividere il campo di battaglia con i suoi due figli.
Un film che si concentra sul particolare e sul dettaglio senza mai perdere di vista lo scenario globale e il contesto nel quale sono calate le singole azioni dei personaggi. La regia si sofferma su una serie di operazioni che sono fondamentali per la sopravvivenza in battaglia: una fasciatura ad un piede congelato, ricaricare le munizioni, predisporre le trincee, posizionare in modo strategico gli accampamenti per passare la notte in sicurezza, ricoverare e accudire i cavalli che sono sodali di un’esperienza che cambia, fa crescere, segna e insegna molto della vita, della morte, del comportamento probo e di quello sbagliato.
La guerra non ha senso in astratto e quando la si vive dall’interno e da protagonisti per ognuno assume un significato diverso. Chi crede in Dio pensa che poi ci sarà una ricompensa per la sofferenza patita nella vita terrena, chi è convinto che possa essere una prova per diventare adulti, veri uomini. In realtà quando si spara contro qualcuno che è una brava persona quanto tu che imbracci il fucile dall’altra parte della barricata non ci può essere un senso condiviso e condivisibile. Mai. Ogni guerra non ha ragioni sensate e non c’è una parte giusta in una divisione manichea. Si è tutti indistintamente dannati come il termine stesso etimologicamente significa di “esseri umani condannati all’inferno”.
L’inferno dato dall’abbracciare una causa che porta dolore, che provoca distruzione, che infligge patimenti, che interroga nel profondo l’animo umano, che confonde e fa sprofondare nell’angoscia. Un film dove parlano i silenzi, dove si condividono paure, momenti di difficoltà e ogni pausa dall’azione è contenitore per veicolare messaggio di speranza e tolleranza. Nella natura che sovrasta le piccole vicende umane siamo banali oggetti su cui cade sontuosa la neve che copre ammantando di silenzio, pulisce la lordura e porta pace. Finalmente. Di struggente bellezza la fotografia che cattura anche il più piccolo particolare. Di pregevole fattura la composizione musicale che eleva la scena intrisa di realismo. Un film che stimola la riflessione, da azione si fa molto introspettivo e intimo.