Fantastic Machine (2023): Recensione

Fantastic Machine

Fantastic Machine (2023): Recensione

Fantastic Machine, recensione del documentario di Axel Danielson e Maximilien Van Aertryck con la voce narrante di Elio Germano. Nei cinema italiani dal 9 Maggio 2024.

VOTO MALATI DI CINEMA 7 out of 10 stars (7 / 10)

Fotografare significa scrivere con la luce dal greco luce (φῶς, phṑs) e grafia (γραφή, graphḕ). La fotografia è opera della luce e nasce infatti da un principio fisico chiamato diffrazione, che è una sua proprietà caratteristica.

Proprio come l’occhio umano cattura la luce e poi trasforma rovesciando l’immagine la macchina fotografica riflette la luce e imprime quello che la realtà le sottopone capovolgendola.

Dalla sua invenzione è passato molto tempo e la sua funzione principale di scrivere l’esistenza per figure è molto cambiato ampliando a dismisura le sue potenzialità. Da statica si è fatta movimento, ha prodotto il cinema e ha tradito il suo riprodurre fedelmente per arrivare a mistificare quello che è vero per stupire e lasciare esterrefatti milioni di persone. La manipolazione dell’immagine è un tema attuale e apparentemente senza limiti se non quelli di responsabilità e coscienza individuali.

Con le nuove tecnologie si può far credere tutto, anche quello che non si è mai verificato e non è mai realmente avvenuto. La fotografia ha subito nel tempo miglioramenti ma anche stravolgimenti. Ha saputo informare, avvicinare il mondo, ma lo ha anche fortemente distratto e confuso.

Il documentario prende in esame la storia della fotografia e, con un rapido ma completo ed esaustivo excursus, arriva a mostrarci le ultime tendenze in fatto di immagini.

A volte l’immagine è la sostanza su cui si regge la professione di milioni di persone che per fatturare devono apparire costantemente. Annullando pubblico e privato. Una commistione che non ha regole precise e cogenti. Spesso sfocia nel ridicolo e mette alla berlina persone esponendole a feroci critiche che possono ledere reputazioni rendendo un pessimo servizio.

La fotografia ne ha fatta di strada dai suoi albori ma ultimamente ha imboccato curve pericolose che stravolgono la sua natura e mortificano il suo enorme potenziale.