Maggie (2015): Recensione
Recensione del film Maggie, horror dalle tinte drammatiche del 2015 diretto da Henry Hobson, con Arnold Schwarzenegger e Abigail Breslin
VOTO MALATI DI CINEMA (6,5 / 10)
Nella maggior parte dei film Horror a tema “Zombie” è quasi naturale sbarazzarsi del contagiato senza stare a guardare il grado di parentela o affettivo; un colpo in testa e via, si pensa solamente a sopravvivere.
Maggie invece (Contagious – Epidemia mortale il titolo in italiano) mette in mostra il lato sentimentale della situazione, dove l’infetto viene visto come un malato terminale e per questo accudito nonostante il pericolo imminente.
Il regista Henry Hobson, all’esordio cinematografico, ci mostra appunto il lato umano della tragedia apocalittica, molto probabilmente agli inizi del contagio dove non è ancora chiaro il contesto; infatti durante la pellicola c’è ancora un normale servizio di Polizia e le scuole sono aperte mostrando un senso di inquietante normalità.
La storia è ambientata in un paesino del Texas, luogo ideale per ampliare quel senso di vuoto e tenebroso silenzio che avvolge lo spettatore alla visione della pellicola, che sembra quasi un film indipendente per il suo pulito scorrimento.
Il protagonista è un nome pesante del Cinema Mondiale, una delle icone dei film d’azione ed ex Mister Olimpia di Body Building: Arnold Schwarzenegger. L’austriaco sforna una prestazione da 10 e lode in un genere che apparentemente non gli si addice visto il passato, ma basta guardare questi 95 minuti per rendersi conto che è un attore pieno di talento, in grado tranquillamente di interpretare un ruolo drammatico senza dover per forza alzare i ritmi.
Nella parte di Maggie, la sfortunata figlia infetta, una bravissima Abigail Breslin, ammirata in passato in Little Miss Sunshine e in Benvenuti a Zombieland, Horror questa volta in chiave comica.
Maggie è un film assolutamente consigliato, pieno di sentimento, dove la famiglia è al primo posto nonostante gli avvenimenti, e il senso di protezione da parte di un padre aggiunto alla paura di perdere qualcuno che si ama, mette in secondo piano addirittura un’apocalisse ormai in corso.