Narcos 3×01: Recensione
Narcos 3×01, recensione del primo episodio della terza stagione che racconta la vera storia del Cartello di Calì. Esclusiva Netflix
L’attesa è finita… W LA COLOMBIA!!!
Qualche mese fa pensavo che dopo la morte di Pablo Escobar (interpretazione straordinaria di Wagner Moura), la serie TV “Narcos” sarebbe rimasta una grande parentesi negli annali delle serialità.
Qua la sorpresa dell’annuncio Netflix di una terza stagione dal 1 settembre 2017.
La prima puntata intitolata “La Strategia del capo” comincia con una festa di matrimonio in Texas, dove l’agente speciale Javier Peña (Pedro Pascal), in compagnia del padre, incontra vecchie amicizie e una ex fidanzata che lo “silura” gentilmente, dopo una breve chiacchierata, ringraziandolo per non averlo sposato nei tempi che furono e facendo notare la sua nuova vita con marito e due bimbi.
La scena del matrimonio si interrompe con il viaggio di ritorno a casa del padre in macchina con Peña, che chiede cosa era successo in Colombia, ferma la macchina e parlando in spagnolo dice al figlio che fin da bambino ha sempre avuto la curiosità di andare via, di girare nuovi luoghi, ma che le cose brutte non possono essere cambiate e che quando cerchi di cambiare il mondo, rischi che il mondo cambi te.
Qua un breve sguardo tra i due (con la speranza del padre che il figlio cerchi altre risposte) QUINDI?????
Peña: Calì..
Padre: Calì..
(STOP SPOILER)
Un nuovo impero incombe sul mondo dei cartelli, Calì è il suo nome.
Nemici di Escobar e del suo cartello, dopo la sua morte sono diventati i più potenti e spietati di sempre.
Legati alla destra colombiana, i quattro esponenti: Gilberto Rodriguez Orejuela (Damian Alcazar) è il leader, Miguel Rodriguez Orejuela (Francisco Denis), il cervello alla base dell’organizzazione, nonché fratello di Gilberto; Pacho Herrera (Alberto Ammann), il sicario dal profilo basso, a capo dei rapporti con i messicani e della distribuzione internazionale; Chepe Santacruz Londono (Pepe Rapazote), a capo della sezione dell’impero della droga colombiano di New York City.
Venivano chiamati ” i gentiluomini “ perché utilizzavano un profilo più basso, sempre l’uso della violenza e del ricatto, ma non alla luce del sole e senza la ricerca di notorietà ed approvazione verso il popolo (come Pablo) e intanto facevano fiorire i loro affari e stringevano patti ed alleanze con uomini politici, imprenditori e capi della polizia locali.
Sarà una dura battaglia per la DEA e per l’agente Peña.
Buona visione a tutti!!!
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