These Final Hours (2013): Recensione
These Final Hours, recensione del film australiano del 2013 di genere catastrofico diretto da Zak Hilditch con protagonista Nathan Phillips
VOTO MALATI DI CINEMA (7 / 10)
La radio annuncia che mancano solo 12 ore all’apocalisse. Le strade sono ormai territorio dell’anarchia più disperata. Tra sesso, suicidi, omicidi e follia, James (Nathan Phillips) vaga per la città, diretto alla festa che celebrerà la fine del mondo, ma lungo il tragitto incontra la piccola Rose (interpretata da una bravissima e sorprendente Angourie Rice). These Final Hours comincia qui.
Per usare un gergale ma significativo gioco di parole, possiamo dire che l’opera prima del regista australiano Zak Hilditch entra a far parte della ristretta cerchia di quelli che potremmo definire ‘esordi col botto’.
Al suo primo lungometraggio il talentuoso australiano affronta il genere catastrofico con sguardo delicato e sincero. Lontano dal cinema baraccone alla Roland Emmerich costruisce un solido script (la realizzazione della sceneggiatura ha richiesto ben tre anni di lavoro) tenuto assieme da una fredda e rassegnata voce narrante (la radio) in netto contrasto con la calda e suggestiva fotografia di Bonnie Elliott che ci mostra lo splendore della città di Perth drammaticamente baciata (e bruciata) dal sole.
La pellicola si è meritata il Premio della Critica al Melbourne International Film Festival ed è stata presentata alla Quinzaine des Réalizateurs del Festival di Cannes del 2014
These Final Hours trae la sua forza da due elementi: il primo è la graduale trasformazione emotiva di James, che pur non portando nulla di nuovo dal punto di vista tematico, si snoda lentamente e senza concedere facili appigli, fino al tragico e toccante finale. La seconda è rappresentata dalla ‘novità’ della situazione, perché a differenza dei catastrophic movie che impazzano al cinema, le ore che mancano alla fine sono veramente le ultime. La speranza non è contemplata. Non rimane che una sola scelta: decidere come utilizzarle.
These Finale Hours si rivela così, nella sua semplicità, una convincente metafora sull’esistenza di ogni essere umano, perché estendendo i valori numerici fino ad avvicinarli a quelli di una vita per così dire ‘completa’, il senso non cambia. Il destino di tutti noi è segnato, possiamo solo scegliere quale valore attribuire al nostro percorso.
Ottima la prova del cast, con menzione particolare per la bellissima e bravissima Jessica De Gouw – già apprezzata nella Serie TV Dracula – nel ruolo di Zoe, che a discapito del relativo minutaggio concessole incide notevolmente sul risultato finale.
Emozionante l’atto conclusivo.