Hellboy (2019): Recensione
Hellboy, recensione del reboot diretto da Neil Marshall con protagonista David Harbour nel ruolo di Hellboy. La pellicola è uscita nelle sale italiane l’11 aprile 2019
VOTO MALATI DI CINEMA (5 / 10)
Evocato sulla Terra da uno stregone per conto della divisione Ahnenerbe delle SS con l’intento di cambiare le sorti della guerra, Hellboy viene catturato dagli Alleati e adottato dal professor Trevor Bruttenholm, che lo addestra a combattere le creature soprannaturali. Tuttavia Hellboy, col progredire degli eventi, si ritroverà ad affrontare non solo la minaccia globale della potente strega Nimue, ma anche il destino verso cui è naturalmente orientato.
Hellboy, personaggio tratto dai fumetti di Mike Mignola, torna nelle sale cinematografiche undici anni dopo l’ultimo film a lui dedicato con un reboot della saga, in precedenza prodotta e diretta da Guillermo Del Toro. Quando decisero di reinventare la serie, i produttori Lawrence Gordon e Lloyd Levin, con la supervisione dello stesso Mignola, optarono per un film più in linea con le atmosfere dark e dai toni più adulti presenti nel fumetto, facendo così ricadere la scelta della regia in Neil Marshall.
A parte le tante scene sanguinolente e contornate da uno spicciolo humor nero, il film non presenta alcun carattere dark e neppure toni adulti e cupi più di quanto non gliene avesse dati in precedenza Del Toro. La trama, oltre ad essere scontata, è sovraccaricata e sviluppata in una sceneggiatura che risulta sbrigativa, dove vengono inseriti più personaggi ed eventi, per attirare e soddisfare soprattutto i fan specifici di Hellboy. Le origini del personaggio vengono liquidate in un breve flashback, quando potevano essere sviluppate e allacciate ad una trama più snella, com’era successo nel “Hellboy” del 2004. L’idea di trasporre la storia de “la caccia selvaggia” nello spazio di un film si rivela azzardata e allo stesso tempo stupida, dato che si tratta proprio del momento in cui gli eventi della serie a fumetti iniziano a precipitare verso la conclusione.
Delude il reboot: tanto fan service, poco cinema
Il protagonista è interpretato dall’ottimo David Harbour, che riesce a dare un’espressività aggressiva, versatile e carismatica (senza far rimpiangere il suo predecessore Ron Perlman) alla classica figura dell’anti-eroe, che combatte sia i suoi nemici che la sua natura ambigua. Per l’interpretazione della strega Nimue è stata scelta l’esperienza di Milla Jovovich, reduce dalla saga di “Resident Evil”, che si rivela però sprecata, poiché questa antagonista è inadeguata e non all’altezza di un protagonista come Hellboy. I personaggi collaterali rispetto al protagonista sono il padre adottivo e i due alleati di battaglia, interpretati rispettivamente dal britannico Ian McShane (il quale raccoglie l’eredità del defunto amico e stimato collega John Hurt), Daniel Dae Kim e Sasha Lane, i quali non si oscurano vicendevolmente, ma anzi completano ognuno con le sue specifiche caratteristiche la forza del personaggio di Hellboy.
Le scene di combattimento sono contornate da un rock che tiene alto il ritmo, ma anche da effetti speciali e da una regia che lasciano a desiderare, compromettendo l’idea del confronto fisico tra il protagonista e suoi avversari. In conclusione, date le premesse e le risorse di ogni natura a disposizione, si può dire che da questo film ci si poteva aspettare non di più, ma quanto meno “qualcosa”.
(A cura di Matteo Tovaglia)