Doctor Sleep (2019): Recensione

Doctor Sleep, film diretto da Mike Flanagan con protagonista Ewan McGregor nei panni di Danny Torrance. Uscito nelle sale il 31 ottobre 2019

VOTO MALATI DI CINEMA 8 out of 10 stars (8 / 10)

Finalmente è qui, e finalmente piace anche a Stephen King.
Doctor Sleep, sequel di The Shining (1980) – opera del Maestro Stanley Kubrick – sfida i giganti e vince, con un film molto valido che viaggia nella direzione opposta rispetto all’opera da cui deriva.

Vi ricordate Danny? Il tenero bambino col caschetto?
È cresciuto, ed è un ubriacone.
Ma luccica ancora. E non da solo.
Infatti, Danny, quando cambierà città per disintossicarsi, finirà con l’avere a che fare con la giovane Abra Stone – interpretata da Kyliegh Curran – che dovrà proteggere da questa banda di sciagurati (una sfilza di svapatori seriali capitanati da Rebecca Ferguson) che si nutre della luccicanza delle persone e che vuole nutrirsi della piccola Kyliegh.
È una trama molto semplice, quasi sciatta, ma è stata la scelta giusta.
Sotto questo punto di vista sono andati nella stessa direzione di Kubrick, creando un’opera estremamente pop, senza andare inutilmente a scavare a fondo nei drammi dei personaggi di un film Horror.
Una scelta che ha ripagato alla grande.

Il film dura 2 ore e mezza; una dote che esclama a gran voce la volontà di voler fare un film serio, dandoci delle informazioni riguardo tutta la questione della luccicanza, e non uno stupido Jump Scare horror oppure una copia di The Shining.
Lo ripeto ancora; questo film viaggia da un’altra parte proprio.
Avrete modo di approfondire – direi quasi scoprire, considerando che Kubrick lasciò quasi tutto implicito nella sua opera – la luccicanza, capirete come funziona, cos’è, cosa comporta, e qual è la sua controparte.
È stata una decisione intelligente perché hanno allargato gli orizzonti stabiliti con il lavoro di Kubrick nel primo capitolo,.
Inoltre – e qui mi ripeto di nuovo, poi capirete perché – non è un clone di The Shining quasi 40 anni dopo; è bello vedere l’opera di King trattata sotto una nuova e diversa luce, fermo restando la grandezza dell’opera che l’ha preceduta.

Le performance di Ewan McGregor, Rebecca Ferguson e Kyliegh Curran sono interessanti e azzeccate, segno che regista e attori comunicavano bene.
Mike Flanagan (Ouija: L’origine del male, Il terrore del silenzio, Oculus – Il riflesso del male) si rivela di nuovo uno dei migliori e pochi veri registi horror in circolazione (persino i tributi collegati a The Shining sono perfetti), inoltre, il modo in cui scrive è di grande effetto.
Non sfocia mai in filosofia fatta, oppure in risate da quattro soldi, mantenendosi sempre bilanciata e consona al tono della precisa parte di film in cui ci si trova.
La cinematografia di Michael Fimognari (Hill House, Tutte le volte che ho scritto ti amo, Prima di domani) invece non stupisce. Mi è sembrata un po’ spenta, ironicamente poco luccicante…
Altra nota stonata le musiche; la colonna sonora dei The Newton Brothers (Avengers: Endgame, Extinction, Escape Plan 2 – Ritorno all’inferno) è poco innovativa, e usata in modo scontato.

Tornando a qualche riga fa;
Il motivo per cui ho marcato così tanto il concetto di “non-ripetizione”, è perché ormai tutti i film che escono sono remake, remake al femminile, franchise, spin-off dei franchise e live-action remake.
Basta.
Non se ne può più.
Mi brillavano gli occhi mentre vedevo il sequel di un film uscito nel 1980, fatto bene e completamente sciolto, in termini di modalità, dal precedente.
In due parole? Virtuosismo Cinematografico – questo sconosciuto…

Concludendo, Doctor Sleep si dimostra di essere all’altezza di un’eredità gigante, e anche di essere degno di essere proiettato sul grosso schermo grigio che tanto amiamo.

Viva il Cinema.
Viva il virtuosismo.