La partita (2018): Recensione
La partita, recensione del film diretto da Francesco Carnesecchi con protagonisti Francesco Pannofino, Gabriele Fiore e Alberto Di Stasio. Disponibile su Netflix dal 1 settembre 2020
VOTO MALATI DI CINEMA (7,5 / 10)
Per noi ragazzini abituati a giocare a calcio nell’asfalto veniva quasi naturale, a livello agonistico, calcare quei campi in terra dove il rimbalzo del pallone era praticamente impossibile da prevedere e dove, specialmente, le ginocchia si sbucciavano una volta sì e l’altra pure.
La partita, film diretto dall’esordiente Francesco Carnesecchi che riprende un suo omonimo cortometraggio girato un paio di anni prima, è l’essenza del calcio giovanile fatto di passione, sudore e soprattutto sangue.
Siamo nel 2002, precisamente il famoso 5 maggio 2002, e la radiocronaca di Riccardo Cucchi racconta il drammatico match tra Lazio e Inter valevole per l’ultima giornata del campionato di Serie A…
…ma questa è un’altra storia.
La “nostra” storia invece è focalizzata a qualche km di distanza dallo Stadio Olimpico di Roma, ovvero in periferia e più precisamente nel quartiere del Quarticciolo, dove i ragazzi dello Sporting Roma di Mister Claudio Bulla (Francesco Pannofino) sono impegnati nella finale di coppa, trofeo che la compagine non vince da quarant’anni.
All’interno di questa infuocata e autentica battaglia si intrecciano varie storie che vedono protagonisti, oltre a Mister Bulla, anche il dramma familiare di Antonio (Gabriele Fiore), talentuoso numero 10 e capitano chiamato a caricarsi la squadra sulle spalle, oltre alla disperata situazione del presidente Italo (un fantastico Alberto Di Stasio).
Autori di una recitazione corale assolutamente di livello, gli attori citati sono supportati da affidabili caratteristi come Stefano Ambrogi.
Carnesecchi dimostra di saperci fare, autore di una regia scorrevole e senza paura, proprio come la storia che racconta, dal ritmo veloce e appassionante dove la partita (così come da titolo) è il fulcro principale del film.
La partita è la dimostrazione che il cinema italiano non è assolutamente morto e sconfitto, che non è fatto solamente di pellicole senza anima girate frettolosamente per accontentare le case di produzione, e che possiede ancora potenzialità e creatività nelle trame da narrare.
Un piccolo gioiello dal sapore neorealista (o neo-neorealista se lo preferite) che Netflix, con coraggio, ha accolto nel suo catalogo e che verrà ricordato sicuramente a lungo.