It snows in Benidorm (2020): Recensione
It snows in Benidorm, recensione del film diretto da Isabel Coixet, presentato in anteprima al Festival di Valladolid il 24 ottobre 2020
VOTO MALATI DI CINEMA (5,5 / 10)
Presentato in anteprima al Festival di Valladolid e poi nella sezione Fuori Concorso al 39° Torino Film Festival, il diciottesimo film della nota regista e sceneggiatrice spagnola Isabel Coixet spiazza e diverte, come solo pochissimi altri film davvero bizzarri e curiosi come questo sanno fare.
Come molti altri film del 39° Torino Film Festival, anche questo racconta le conseguenze di una crisi, quella vissuta da Peter (Timothy Spall), un ormai anziano segretario di banca che costretto alla pensione dall’arrogante superiore si ritrova dinanzi ad una prospettiva fino a quel momento lontanissima: è ora di partire, è ora di riunire la famiglia.
Ecco dunque che l’abitudinario Peter si reca dall’Inghilterra a Benidorm, sulla Costa Brava, per visitare il fratello Daniel che non incontra da diversi anni. Una volta in Spagna, Peter non trova il fratello, ma scopre che è il proprietario del Benidorm Club, un locale dove si esibiscono alcune ballerine di burlesque. Tra queste c’è Alex, bellissima e dal passato misterioso, che ruba quasi immediatamente il cuore di Peter.
In cerca del fratello, Peter si farà coinvolgere in una storia di debiti non riscossi e interessi della mafia del mercato immobiliare.
It snows in Benidorm di Isabel Coixet è un film bizzarro già a partire dal titolo. Considerando successivamente la trama appare chiaro come la struttura narrativa possa far sembrare il film un vero e proprio thriller, o quantomeno un film sulla scomparsa e relativa indagine.
Niente di tutto questo invece appartiene al film della Coixet che nell’esplorazione del registro grottesco si interessa al gusto cinematografico del camp e del kitsch, conducendo un imbarazzato Timothy Spall (la sua interpretazione risulta efficace proprio perché probabilmente aderente allo spirito dell’attore) in un contesto di lustrini, transessuali, colori sgargianti, affari loschi e patetici personaggi a metà strada tra l’essere macchiettistici e bozze di personaggi da fumetto di serie b.
Più che un’indagine quella condotta da Peter, investigatore improvvisato e impacciato, un po’ per via della sua senilità e un po’ per un’abitudine al controllo e all’ordine non di certo rintracciabile nei luoghi di Benidorm, si rivela ben presto come una lunga, lenta e imbarazzatissima passeggiata tra bizzarre conoscenze e intrighi altrettanto paradossali e nient’affatto coinvolgenti.
La Coixet perde di vista il nucleo della narrazione, a causa di una scrittura farraginosa e molto poco ispirata che vorrebbe farsi noir dolce e sentimentale, finendo invece per assomigliare (e fin troppo) ad un episodio oltretutto scadente di soap opera quali Un posto al sole o in alternativa CentroVetrine.
Sorprende che in produzione ci sia Pedro Almodovar.
Una grande delusione.