Veloce come il vento (2016): Recensione
Veloce come il vento, recensione del film diretto da Matteo Rovere uscito nel 2016 con Stefano Accorsi e Matilda De Angelis
VOTO MALATI DI CINEMA (7 / 10)
La regia di Veloce come il vento è fresca e nuova, sorretta da una fotografia interessante e accattivante – anche se poco pulita. Le musiche riempiono le orecchie e suonano egregiamente nell’orchestra di motori rombanti e ruote sterzanti. Si crea un’atmosfera vivida e tangibile, incalzata anche da un ottimo e dinamico montaggio visivo e sonoro.
L’adrenalina e la forza di un Fast & Furious tutto emiliano, la follia e il pericolo delle sfide su strada di Mad Max – Fury road, e infine la precisione ed eleganza di un Rush, ma con la potenza spregiudicata e l’ironia tagliente che solo noi italiani sappiamo dare. Il risultato è pura essenza di realismo avvincente, ma anche toccante, per nulla scontato, in cui la sorpresa è dietro l’angolo di ripresa.
Il cinema italiano ora si sta rinnovando con l’inaspettato e incuriosisce con l’imprevedibile, in un attrazione fatale di genuina semplicità. Non sai esattamente cosa aspettarti da film come questi: sono più interessanti perché sono delle vere e proprie scommesse con tutti i loro rischi e benefici.
Inoltre sono vicini al nostro essere italiani, alla nostra quotidianità e società, ben diversa da quella a stelle e strisce, che appare come irraggiungibile e idealizzante, finta e costruita.
La sceneggiatura è curata e credibile, anche se a volte – soprattutto verso la fine – gli episodi narrativi si esauriscono così velocemente che non è chiaro cosa sia successo, creando dubbi e confusione su quello che è il finale di trama. Inoltre lascia i personaggi secondari solo di contorno senza renderli particolarmente attivi nella vicenda. Gli occhi e gli obbiettivi sono tutti per i due protagonisti Matilda De Angelis e Stefano Accorsi.
Lei, 20enne, ha una recitazione promettente, ma per il momento troppo asciutta e poco sfaccettata. È rigida nelle battute e in generale spaesata. Ma non c’è da stupirsi, poiché, prima di aver finito di girare la seconda stagione di Tutto può succedere, era solo la frontman della band bolognese Rumba de bodas, e ha dichiarato di “aver iniziato a recitare per caso” su richiesta di un amico di liceo che l’ha spronata a fare un provino.
Ma i riflettori sono puntati tutti su uno strepitoso Accorsi, qui totalmente trasformato nel suo lerciume, che dà prova di un’impressionante spontaneità e accuratezza disarmante e al tempo stesso ipnotizzante. Ti conquista fin dalle prime battute, nei movimenti e nelle situazioni che crea, nella sua simpaticità coinvolgente. Una vera bellezza per gli occhi.
Veloce come il vento è un trionfo di recitazione, tecnica e idee, che “deve saper prendere un po’ di rischi” – come diceva Loris/Accorsi – e spingere il piede sull’acceleratore, abbandonando la guida pulita e sicura del cinema italiano facile, e invece uscire fuori dalle righe per puntare in alto.
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