Split (2017): Recensione
Split, recensione del film diretto da M. Night Shyamalan nel 207 con protagonista James McAvoy
VOTO MALATI DI CINEMA (7,5 / 10)
Quando ti interessa un film, di cui sai solo vagamente la trama e di cui non hai visto o letto niente, né trailer né articoli, cosa ti aspetti quando sei in sala? In questa modalità sono andata al cinema a vedere Split e se avessi almeno saputo che genere fosse stato, probabilmente non mi sarei messa a ridere mentre James McAvoy cambiava personalità.
Nella mia beata ignoranza, tuttavia, sono riuscita a godermi il film in maniera del tutto onesta, senza aspettative e senza pregiudizi. Il risultato si è rivelato straordinario. Credevo che una tematica come il disturbo dissociativo della personalità o la personalità multipla sarebbe stata trattata quasi da un punto di vista medico e invece no.
Fin da subito è molto evidente il taglio delle inquadrature che si vuol dare al film: primissimi piani e luci scure, dagli angoscianti toni grigi e poi marroni, si alternano a totali e figure intere illuminate dal sole di spazi aperti. Queste due tipologie di stile rappresentano rispettivamente l’inquietante presente che le tre vittime adolescenti stanno vivendo e il passato puerile della protagonista quando ancora era innocente, ma che nasconde una triste realtà.
Un impatto emotivo e visivo veramente straordinario con un crescendo parabolico dell’ansia, adrenalina, curiosità e paura
Le prime sequenze non sembrano presagire un pericoloso risvolto, ma anzi fanno sorridere. James McAvoy che passa da austero uomo a donna coi tacchi passando per un bambino di nove anni. Egli è sublime. Le inquadrature così strette ti portano a un “tu-per-tu” con ogni attore, tanto da entrare nei loro occhi per vivere la situazione in prima persona e in modo del tutto coinvolgente. In quelle grandi pupille così vicine alla telecamera riesci a vedere ogni singola emozione. Tu, spettatore, diventi protagonista e antagonista del racconto e ti senti in trappola grazie a una fotografia che ti cattura e non ti nasconde nulla; grazie alle musiche che ti accompagnano in sottofondo in modo così naturale che ti sembrano normali.
La recitazione di ogni singolo attore merita davvero. La visione del film, in questo caso, necessitava di essere in lingua originale. Ogni vibrazione della voce, ogni variazione di tono, accento, pronuncia caratterizzano in maniera estremamente convincente la diversità di ciascuna personalità che vive all’interno del protagonista. James McAvoy solleva il petto con eleganza, sorride ed è una donna; aggrotta la fronte severo, lo sguardo si spegne di colpo ed ecco che in un attimo è un agghiacciante uomo imprevedibile; curva la schiena, sorride con le guance rotonde ed ecco un bambino simpatico di nove anni. Insomma, una potenza nel controllo del proprio corpo e voce in cui James McAvoy ha dato prova della sua incredibile versatilità.
Se nel primo tempo ho scherzato sul fatto della personalità multipla, vi assicuro che alla fine del film tutti i presenti sono rimasti fermi e seduti nei loro posti, con lo sguardo sbarrato e fisso, per almeno metà dei titoli di coda.
Un impatto emotivo e visivo veramente straordinario con un crescendo parabolico dell’ansia, adrenalina, curiosità e paura. Ma senza dimenticare il giusto equilibrio tra dramma e humor. Proprio come animali braccati.
RECENSIONE BASATA SULLA VISIONE IN LINGUA ORIGINALE DEL FILM.
SEGUI MALATI DI CINEMA SU FACEBOOK