Il seme della discordia (2008): Recensione
Il seme della discordia, recensione del film diretto da Pappi Corsicato nel 2008 tratto dalla novella del 1808 La marchesa di O… scritta da Heinrich von Kleist
VOTO MALATI DI CINEMA (5,5 / 10)
In una Napoli dall’ambientazione fiabesca che sembra spaziare su un tempo indefinito vive Veronica (Caterina Murino), bella donna ammirata da tutti e invidiata da molte, proprietaria di un negozio d’abbigliamento e sposata con Mario (Alessandro Gassmann), rappresentante di fertilizzanti. Spinti in modo quasi ossessivo dalla madre di lei (Valeria Fabrizi) ad avere un figlio che tarda ad arrivare, la donna rimane incinta quasi in contemporanea alla notizia dell’uomo di essere sterile.
Pappi Corsicato (Libera, I buchi neri, I Vesuviani, Chimera) dirige Il seme della discordia, una commedia agrodolce dai risvolti drammatici in maniera soft, ma questo non basta. C’è molto del regista napoletano in questo film, scritto insieme a Massimo Gaudioso -altro grande nome del panorama cinematografico partenopeo- che risulta essere poco aiutato da un cast non compatibile e da qualche buco di sceneggiatura. Non convince la coppia Gassmann/Murano, non convincono i personaggi secondari e soprattutto non convince Michele Venitucci, colui che dovrebbe essere il personaggio di spicco della vicenda, troppo schivo e senza carisma. Si salvano invece Isabella Ferrari e la bellissima Martina Stella in un ruolo disegnato per lei alla perfezione. Un jolly inserito per spezzare la consapevole monotonia con alcuni segmenti che rievocano il cinema di genere degli anni ‘60 e ‘70, come ad esempio la danza sensuale in pieno stile Barbara Bouchet in “Milano Calibro 9”.
Ulteriori omaggi ai due decenni si possono riscontrare nel branoCanta ragazzina di Mina del 1967 e nell’ottima fotografia di Ennio Guarnieri.
Merita comunque l’idea di base e la difficile tematica affrontata, dove appunto Il seme della discordia risulta essere il frutto di una violenza e di un abuso su una donna priva di sensi.
Pappi Corsicato riesce a rendere gradevole una pellicola piena di difetti grazie ad alcune ottime inquadrature, potenziate da momenti onirici notevoli che purtroppo vanno a sbattere ripetutamente con una recitazione da fiction televisiva.
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