Detroit (2017): Recensione
Detroit, recensione del film diretto da Kathryn Bigelow nel 2017 con John Boyega e Will Poulter, ispirato a fatti realmente accaduti a Detroit nel 1967
VOTO MALATI DI CINEMA (7 / 10)
USA – Stato del Michigan, città di Detroit, 1967, una città in tumulto.
L’evento scatenante fu un raid della polizia verso la fine del mese di Luglio in un locale notturno privo di licenza chiamato “Blind Pig”, nella zona Near West Side della città.
I Crimini riferiti dalla polizia e documentati dai media includevano saccheggi, incendi e colpi d’arma da fuoco in varie zone di Detroit.
Tutta la città fu colpita tra il 23 e il 27 Luglio.
Il Sindaco Cavanagh emise ordinanza di coprifuoco e vietò la vendita di alcolici e armi da fuoco.
Un susseguirsi di scontri che portò alla rivolta dei cittadini afro-americani contro la polizia che stava abusando del proprio potere per cercare di esercitare l’ordine.
Dopo il Sindaco, il rappresentante del Michigan alla camera, John Conyers, tentò di calmare la popolazione guidando con un altoparlante per la 12th Street per evitare interventi dell’esercito.
Questi disordini cominciarono ad esplodere in violenza vera e propria con l’ordinanza del Presidente Johnson di utilizzare l’esercito federale (con carri armati al seguito) per sedare la popolazione.
L’intervento dell’esercito fu duro e tragico, ma riuscì in 48 ore a fermare la rivolta, la polizia locale e la guardia nazionale del Michigan non erano preparati ed esperti ad un caos del genere.
La stima fu di 7.000 arresti, 43 persone uccise (33 afro-americani e 10 bianchi), la maggior parte uccisi dagli spari della polizia e la guardia nazionale.
Dopo “The Hurt Locker” e “Zero Dark Thirty”, Kathryn Bigelow ed il suo inseparabile sceneggiatore, il giornalista Mark Boal, sceglie di rappresentare i fatti di Detroit nel film omonimo, con la capacità di mostrare la verità dei fatti in un film documentario che ha la capacità di presa sullo spettatore come l’escalation emotiva che provoca un susseguirsi di eventi che portano alla risoluzione di un thriller.
Detroit visto dal punto di vista politico potrebbe essere uno schiaffo a Trump e le sue “ideologie”, ma lo scopo del film è quello di far vivere allo spettatore non la piaga del razzismo, ma l’abuso di potere, la violenza che trascina un vortice di altre violenze ed il dramma psicologico che si trascinano le vittime che hanno subito abusi e soprusi.
I fatti di Detroit avvengono nell’arco temporale di 5 giorni, ma il film si concentra nello scoppio della Rivolta del Riot (12 th street), l’abuso e la violenza da parte dei poliziotti bianchi verso i ragazzi neri al Motel e poi al termine della rivolta il processo che assolve i tre poliziotti.
Tra le interpretazioni di spicco quella di Will Poulter (Maze Runner, Revenant) che interpreta ed incarna alla perfezione l’atrocità di quei giorni e John Boyega (Star Wars, The Circle) l’altra faccia della medaglia, un vigilante notturno capitato nel disastro dell’Algiers ma che rischia di diventare il capro espiatorio durante l’interrogatorio ed il processo finale.
La saggezza e la capacità giornalistica di documentare la tensione di Boal e la telecamera a mano della Bigelow, grezza e sempre in movimento rende questo crime-drama un indimenticabile urto dentro lo stomaco, un ricordo di marcio e sangue, di razzismo e cambiamento, ma pur sempre molto attuale.