Chernobyl (2019): Recensione

Chernobyl, recensione della miniserie televisiva creata da Craig Mazin. Data prima TV: 6 maggio 2019

VOTO MALATI DI CINEMA 9.5 out of 10 stars (9,5 / 10)

La trama di Chernobyl è la descrizione precisa e puntuale degli avvenimenti avvenuti durante e dopo il disastro di Chernobyl avvenuto nel 1986. Già dall’inizio sono rimasto colpito dall’ambientazione “internazionale” ma al contempo Sovietica. La miniserie è divisa in cinque puntate da un’ora ciascuna. Le tematiche principali sono la critica al regime sovietico. Inoltre si parla anche dell’errore umano. La trama è la descrizione dei fatti avvenuti dopo l’esplosione del reattore nucleare numero 4.

Dal punto di vista strutturale, invece, il film ha uno sviluppo “circolare”: le cause e le spiegazioni di ciò che è successo avvengono durante l’ultima puntata e vi è una netta divisione tra chi sa e chi non sa (gli uomini di potere e la gente comune). Tutta la storia si articola sull’emergere della verità, su quali sono le cause di ciò che è avvenuto. È la storia appunto dell’affiorare della verità di ciò che è accaduto. Da un lato coloro i quali vogliono sapere (scienziati e vittime) e dall’altro coloro i quali vogliono nasconderla (l’apparato burocratico sovietico). La serie TV sembrerebbe, per la precisione dei dettagli, una specie di documentario.

I personaggi principali sono due scienziati, un uomo ed una donna, vi è un Gorbaciov molto giovane, vi sono le vittime e gli uomini dell’apparato burocratico. E dei personaggi che mi hanno emozionato: i minatori (“loro lavorano al buio, ma vedono tutto”). La serie TV come genere è un ibrido tra il drammatico e l’Horror sotto alcuni aspetti. Ovviamente la serie critica la politica ed il regime sovietico, la sua propaganda e la sua ottusità nel negare la verità.

 

Lo scopo della mia recensione sarà però quello di interpretarlo sotto un aspetto più psicologico, simbolico e metaforico. La visione che propongo è la seguente. Possiamo simbolicamente rappresentare il reattore nucleare come l’inconscio umano che necessità di una manutenzione, di una certa cura, di un certo amore. Insomma un inconscio che non ammette l’errore, ma che necessità di cure. Quando ciò non avviene possono esserci delle conseguenze. Il reattore esplode, e ciò rappresenta un messaggio al mondo.

Metaforicamente l’errore umano nella serie è rappresentato dalla poca competenza dei tecnici che dovevano prendersene cura e ciò lo conduce all’esplosione. La drammaticità rappresentata dalla serie è proprio nella descrizione di tutti i tentativi fatti dai tecnici per “risolvere” l’errore. Tutte le azioni al contrario generano l’effetto opposto, un effetto domino disastroso. Simbolicamente, da un punto di vista psicologico, questa dinamica può essere espressa in una patologia in psicologia che prende il nome di Psicosi in cui una persona frammenta in mille pezzi la propria identità. Capita in queste persone che un evento traumatico innesca un insieme di reazioni che generano una esplosione che frammenta il soggetto. Spesso capita che la persona prova ad adottare dei comportamenti per ovviare a questa crisi con l’effetto contrario di alimentarla. L’esplosione dell’inconscio genera la psicosi.

Ovviamente viviamo in una società civile dove ciò che esplode deve essere contenuto e significato. Nella serie lo scienziato sente la necessità di comprendere le cause di ciò che è avvenuto per porre fine alla propagazione delle radiazioni e del contagio. Infatti manda la sua collega all’ospedale di Mosca dove erano ricoverati i tecnici per comprendere cosa era successo. Dal punto di vista metaforico e simbolico, lo psicoterapeuta cerca di comprendere sia le cause di ciò che è avvenuto, ma anche di dare un significato a ciò che sta avvenendo. Per quello mi ha incuriosito la ricerca archeologica della verità, delle cause che hanno portato al disastro, un po’ come fanno gli psicoterapeuti con i loro pazienti.

Una tragedia come quella di Chernobyl, soltanto a posteriori è stata spiegata, è stata significata e sono state trovate le cause. Un po’ come avviene nella psicosi dove l’assenza di senso e di significazione si propagano nella realtà come delle radiazioni nucleari (un nemico invisibile, una minaccia oscura)

Il soggetto dentro di sé ha una pulsione che non è in grado di contenere, essa può essere innescata e proiettata nella realtà. Nella serie e nei soggetti psicotici traspare di fondo un’angoscia viscerale, ben espressa in tutta la storia.

Insomma lo scienziato-psicoterapeuta dovrà incontrare le vittime, comprendere cosa è successo, andare oltre al racconto descrittivo per dargli un significato, una spiegazione a differenza dell’apparato burocratico sovietico che per proteggersi dall’esplosione lo nega (“un reattore nucleare non può esplodere”) e dissocia. Lo psicoterapeuta dovrà proteggersi dalle radiazioni, e dovrà affrontare così tanta angoscia.

Ovviamente da psicologo mi sono permesso di recensire questa serie dal punto di vista psicologico mettendo in luce alcune affinità (non so se forzate o meno) tra la tragedia di un disastro nucleare e la tragedia esistenziale della psicosi. Ovviamente questo parallelo è da un punto di vista simbolico e metaforico.