1994 (2019): Recensione
1994, recensione della terza stagione della Serie TV ideata da Stefano Accorsi con protagonisti lo stesso Accorsi, Miriam Leone e Guido Caprino. Uscita in prima visione su SKY il 4 ottobre 2019
VOTO MALATI DI CINEMA (8,5 / 10)
1994 è l’ultima stagione della trilogia 1992,1993. La struttura dell’ultima stagione è diversa rispetto alle precedenti. Sono stati eliminati alcuni personaggi secondari e l’attenzione si sviluppa sui cinque principali.
Leonardo Notte (Stefano Accorsi), ex pubblicitario e anima oscura di Forza Italia, Veronica Castello (Miriam Leone), ex soubrette ormai diventata parlamentare, Pietro Bosco (Luigi Caprino), ex militare e ora deputato Leghista, Silvio Berlusconi (Paolo Pierobon), e Antonio Di Pietro (Antonio Gerardi). Ci sono anche altri personaggi altrettanto rilevanti ma lo snodo tematico si sviluppa attraverso questi citati protagonisti.
A differenza delle altre stagioni in questa serie è stato rifiutato lo svolgimento della trama corale, privilegiando uno sviluppo più “personaggistico”. Nei primi quattro episodi risulta evidente come lo sviluppo della storia sia centrato su un singolo carattere (Leo, Veronica, Pietro, Silvio). Gli episodi 5 e 6 sembrano avulsi da questa struttura, ma sono quelli che da un punto di vista simbolico sono quelli più rappresentativi. Invece negli ultimi due la trama si intreccia attraverso le varie storie dei personaggi.
La serie è ambientata tra Roma e Milano, appunto nel 1994 dove si districa l’inchiesta mani pulite e dove si descrive l’ascesa e la caduta del primo governo Berlusconi.
1994 inizia con la frase più celebre pronunciata da Silvio Berlusconi: “l’Italia è il Paese che amo”. Già dalla prima scena risulta evidente quanto la politica e lo show si confondono.
TRAMA
Il 1994 è un anno cruciale, è l’anno della restaurazione, in cui il Paese sta cambiando. A comprendere profondamente questa trasformazione è Leonardo Notte; captando la difficoltà nel mantenere il potere, decide di non avere un ruolo “visibile” ma defilarsi dietro il palcoscenico a manovrare i fili. In questi cambiamenti, l’unico personaggio, ad aver ottenuto un posto al Viminale è Bosco, il quale continua ad “amare” Veronica. Il personaggio che invece si evolve rispetto alla serie precedente è proprio quello di Veronica, che non solo ottiene un ruolo in parlamento (sarà fianco a fianco con la Melandri a combattere per i diritti delle donne) ma dovrà scegliere l’uomo giusto per lei, e non essere soltanto la donna sfruttata dai “potenti”. Nel 1994 abbiamo l’ascesa di Berlusconi che viene impersonificato da Paolo Pierobon credo in una delle migliori interpretazioni di questo personaggio.
Inoltre in 1994 si sviluppa anche l’inchiesta di mani pulite con l’apice della fama di Di Pietro e poi la sua “candidatura” in politica.
Un tema che colpisce durante la visione della serie è la completa assenza del concetto di colpa. Il salto di qualità rispetto alle stagioni precedenti la si ottiene nel non avere una visione “giustizialista” del bene e del male. Più volte il regista ci ricorda che i fatti prendono spunto da avvenimenti e che come cronaca non ci sono dei reati, pertanto i personaggi sono tutti colpevoli e nello stesso tempo anche innocenti, vittime e carnefici, sia verso sé stessi che verso gli altri. In 1994 si crea un mix perfetto di realismo e romanzo, in cui questi fatti avrebbero annoiato, ma sviluppati in questo modo al contrario esaltano i personaggi, la storia e lo sviluppo dei temi.
Dal punto di vista strutturale il personaggio portatore del senso di 1994 è Veronica che rappresenta la congiunzione tra lo spettacolo e la politica, tra lo show e la realtà. Il salto di qualità e lo spessore psicologico di cui è portatrice rende questa stagione la migliore in assoluto.
Una riflessione psicologica sul concetto di colpa
Dal punto di vista psicologico tutti i personaggi secondo la mia chiave di lettura sono alla ricerca del Padre (per utilizzare la terminologia di Lacan). Da questo momento in poi utilizzerò la parola Padre come sinonimo di regola, desiderio e bisogno. In un quadro psicologico in cui non esistono colpevoli e innocenti ogni personaggio cerca qualcosa dentro o fuori di sé. Questa ricerca può essere riassunta appunto con questo concetto fondamentale e imprescindibile nella storia della Psicoanalisi: appunto il concetto di Padre.
Leonardo Notte sembrerebbe il personaggio più nichilista, incapace di amare, orientato soltanto a soddisfare i suoi bisogni. Nel film sarà un non Padre di un non figlio. (non spoilero la trama, quindi rimango su un piano simbolico). Il Padre che cerca Leo è il Potere per il potere, è quel Dio di cui il personaggio nega la sua esistenza.
Il Padre che cerca Di Pietro è la Giustizia. Essa nel 1994 non può esistere e pertanto lui non può che abdicare e scendere in politica nel tentativo di trovare quel Padre-Giustizia. Una giustizia che rimane ideale e che non si può concretizzare. Un Padre che non può scendere in questa Terra. Un altro personaggio che cerca il Padre è Bosco. Non soltanto ricerca il proprio Padre, ma è all’inseguimento sia dell’assassino del proprio che alla ricerca di suo figlio.
L’ultimo personaggio che desidera un Padre e non un compagno è Veronica Castello. Un padre che anche lei non ha mai avuto. Risuonano le parole di Bosco: “Io e te un padre non lo abbiamo mai avuto”. Anche Berlusconi, in 1994, cerca un Padre, un governo che non deve cadere, in grado di tenerlo in piedi.
Simbolicamente tutti i personaggi implodono su sé stessi. Cercano di realizzarsi attraverso un appagamento autoreferenziale dei propri bisogni. A tutti manca simbolicamente il Padre e cercano di trovarlo trovando leggi soggettive per realizzarsi. Ma non riusciranno a colmare quel vuoto. Se dal punto di vista concreto nessuno di loro è colpevole e innocente, saranno tutti vittime e carnefici di loro stessi. Vivranno la colpa di non avere dei Padri.
In finale, 1994 rispetto alle stagioni precedenti cambia svolta ed effettua un notevole salto di qualità.