6 Underground (2019): Recensione

6 Underground, recensione del film diretto da Michael Bay con protagonista Ryan Reynolds. Uscito su Netflix il 13 dicembre 2019

VOTO MALATI DI CINEMA 9 out of 10 stars (9 / 10)

Il diavolo di Hollywood è tornato, e probabilmente Ryan Reynolds ha ragione.
6 Underground è il film di Michael Bay, più Michael Bay di tutti.
Un’odissea di ignoranza, menefreghismo e colori sgargianti.
Spettacolare.

“6 UNDERGROUND” (2019) – Pictured: Corey Hawkins, Adria Arjona, Ben Hardy, Ryan Reynolds, Mélanie Laurent, Manuel Garcia-Rulfo
Photo Courtesy of Netflix

La produzione ha fatto un buon lavoro a tenere segrete tutte le dinamiche interne dei personaggi e della storia, quindi mi limiterò, anche questa volta, a raccontarvi la storia in linea di massima:
1, 2, 3, 4, 5, 6 e 7, interpretati rispettivamente da Ryan Reynolds, Mélanie Laurent, Manuel Garcia-Rulfo (I magnifici 7, Assassinio sull’Orient Express, Widows: Eredità criminale), Ben Hardy, Adria Arjona (Pacific Rim: La rivolta, True Detective, Emerald City), Dave Franco e Corey Hawkins (Straight Outta Compton, Kong: Skull Island, BlacKkKansman), sono un team di “Fantasmi”, persone morte, su carta, ma ancora in vita nella realtà.
Attraverso dinamiche che scoprirete, il loro scopo è quello di fare fuori il terribile dittatore del Turgistan (è una nazione inventata, ma che è veramente esistita nell’antichità) Rovach Alimov, interpretato da Lior Raz (Operation Finale, Fauda).

Michael Bay ha sempre “limitato” il suo modo di girare, il Bayhem; Metodo caratterizzato da tante inquadrature, diverse, montate in modo estremamente frenetico.
Ebbene, questa volta ha deciso di fottersene.
Sequenze estremamente eccitanti con musiche eccezionali, e incredibilmente azzeccate; tanta violenza e tanto sangue; momenti comici durante atti di estrema violenza durante tutto il film; abuso di slow motion semplicemente a scopo stilistico, “Perché è figo”.
Questo film è un’autentica botta di vita.
Questo film è Michael Bay al 100%.

Partendo dal cast, vorrei soffermarmi un’attimo sulla rappresentazione della donna in quest’opera.
Per quel poco di recitazione che il Bayhem permette, gli attori hanno svolto un buon lavoro.
Ryan Reynolds, che ormai è un personaggio (alla Bud Spencer, per intenderci), funziona davvero bene all’interno del film. È un ottimo line reader, e sa fare comicità, quindi sapete cosa aspettarvi.
Idem per tutto il resto del cast, che hanno modellato la loro recitazione in modo tale da ridurre a zero la drammaticità e di massimizzare, come dire… la “figaggine”.
Considerando che stavano lavorando con Bay, la scelta ha pagato e il risultato è stato ottimo: Sono tutti quanti molto credibili.
Le due muse della pellicola, Mélanie Laurent e Adriana Arjona, sono veramente eccezionali.
Anche loro, non si nascondono mai dietro un velo di drammaticità inesistente, anzi si coordinano perfettamente con quella che è sempre stata la filosofia “femminile” di Bay:
Facciamo vedere queste due bellissime ragazze, facciamo vedere quanto sono fighe e facciamo vedere quanto spaccano i culi.
Ma mai oggettificandole sessualmente.
E per mai, si intende neanche nelle scene di sesso.
Michael Bay è l’unico regista capace di trattare un argomento taboo come il sesso, in modo leggero e sensuale, senza mai sfociare nel volgare, o in una inutile sensualità votata solo al fatto di avere una bella attrice fra le mani – di Michael Bay si può dir quel che si vuole, ma tratta la sessualità, quando fine a se stessa, meglio di chiunque altro a Hollywood.

Oltre alla curiosa sceneggiatura – curata da Paul Wernick e Rhett Reese (entrambi: Deadpool 1 e 2, Benvenuti a Zombieland) – frenetica a sua volta, ma di qualità, sono felice della cinematografia di Bojan Bazelli (Mr. & Mrs. Smith, The Ring, La cura del benessere).
Se avete visto Pain & Gain – Muscoli e denaro (2013), oltre a riconoscere molte note della maniera di fare Cinema di Bay, riconoscerete anche elementi della Cinematografia simili.
Questa cosa mi entusiasma molto, per due motivi:
1. Forse è un segnale che Bay si è finalmente deciso ad abbandonare del tutto la drammaturgia Cinematografica, che non gli si addice affatto.
2. È un look completamente innovativo.
Non saprei bene come definirla… ma è una fotografia fatta di colori saturi e sgargianti, neri neutri da digitale, e delle luci forti e ammattite.
Una sorta di versione ignorante e allucinata del Technicolor 2.

Le musiche sono fantastiche.
Guidano magnificamente le sequenze, mentre tutto e tutti esplodono e i personaggi fanno battute.
Vi ricordate l’inseguimento con la Ferrari e il tir in Bad Boys II (2003)? Se vi è piaciuto, adorerete l’inseguimento a Firenze.
C’è chiaramente un’evoluzione di Bay sotto questo punto di vista.
Adesso il tempo è relativo, va avanti e indietro, le inquadrature sono di più, più studiate, più diverse, e mostrano di più, soprattutto per quanto riguarda i civili che finiscono nel bel mezzo dell’apocalisse del Bayhem.
E tutto questo è pilotato da delle musiche, che ripeto, sono fantastiche, e da un umorismo costante.
Sarà una bestemmia, ma Bay sembra si sia dato al surrealismo… a modo suo.

In conclusione, tra le sequenze allucinanti di questo film, l’originalità dei personaggi e il Bayhem, secondo me questa pellicola merita.

E meritiamo anche noi di vederci un prodotto italico come l’Alfa Romeo Giulia quadrifoglio verde, di colore verde fluo, sfrecciare tra le strade della culla del rinascimento, Firenze.

Diamine, se non esistesse, Michael Bay dovrebbero inventarlo.