Il campione (2019): Recensione

Il campione, recensione del film diretto da Leonardo D’Agostini con protagonisti Stefano Accorsi e Andrea Carpenzano. Uscito nelle sale il 18 aprile 2019

VOTO MALATI DI CINEMA 6.5 out of 10 stars (6,5 / 10)

A vent’anni Christian Ferro (Andrea Carpenzano) gioca a calcio nella Roma, è l’idolo incontrastato dei tifosi ed ha le tasche gonfie di soldi.
Immaturo e superficiale, lui ringrazia tutti comportandosi da ribelle e mettendosi sistematicamente nei guai.
Il presidente della squadra, perciò, decide che è giunto il momento di intervenire e gli affianca Valerio Fioretti (Stefano Accorsi), professore idealista ed in crisi esistenziale, col compito di disciplinarlo e di fargli conseguire un diploma.
Ma non è tutto: finché non otterrà buoni risultati nello studio, Christian se ne starà buono in tribuna a guardarsi le partite della propria squadra.
Superata l’iniziale diffidenza, i due, apparentemente ai poli opposti, a poco a poco scopriranno molti punti in comune.
Ma saranno soprattutto i lutti familiari, che entrambi hanno subito nel passato, ed i vuoti del presente a diventare la base comune di un affetto e di un legame profondo che li cambierà in meglio: Christian uscirà dal ruolo che tutti gli altri pretendono, senza paura di mostrarsi finalmente umano e vulnerabile. Valerio, invece, ritroverà in Christian il figlio perduto ed il coraggio di riprendere in mano le redini della propria vita.
Ed entrambi, insieme, daranno un calcio (forse) definitivo alla propria solitudine.

Il campione non è certamente un film dal soggetto originale. A chiunque lo vedrà, infatti, non potranno non venire in mente “Will Hunting – Genio ribelle” di Gus Van Sant e tutta l’interminabile teoria di film perlopiù americani che narrano del rapporto maestro-discepolo.
Sarà perché il racconto dell’alunno ribelle che cresce grazie al precettore bravo ma incompreso (che, a sua volta, insegnando rinasce), così come ogni storia di riscatto, coinvolge e commuove. D’altronde, chi non ha alle spalle un piccolo o grande fallimento da cui riabilitarsi? Chi non s’è mai sentito in qualche modo incompreso e sottovalutato?
Sta, perciò, in questa capacità di immedesimazione, che supera il racconto in sé, il segreto del successo di film del genere.
Da qui, la tendenza a ripetere all’infinito il cliché, di cui l’opera prima di D’Agostini non è che l’ennesima riproposizione, questa volta in salsa italiana.
Dunque, Il campione può definirsi in tal senso furbo e stereotipato. E tuttavia, sarebbe ingeneroso negarne i pregi rappresentati da una regia abile nel non cedere (quantomeno non troppo) alle lusinghe di una facile spettacolarizzazione calciofila e da una sceneggiatura che, seppur “telefonata”, al di là di alcuni didascalismi, risulta centrata ed efficace.
Ma ci si lasci dire che se v’è una ragione vera per cui vale la pena guardare questo film, questa è per l’ennesima ottima prova di Andrea Carpenzano, promettente attore già ammirato ne La terra dell’abbastanza dei fratelli D’Innocenzo, che qui offre un saggio di equilibrio e misura, e che, giocando di sottrazione, riesce a dare al suo Christian Ferro un carattere coatto-malinconico assolutamente credibile.
Bravo ed intelligente anche Stefano Accorsi nello scegliere un tono più dimesso decidendo di fare da spalla al suo giovane collega.

Prodotto dai due giovani registi italiani Matteo Rovere (Il primo re) e Sidney Sibilia (Smetto quando voglio), il film ha vinto i premi per il miglior regista esordiente e per il miglior produttore ai “Nastri d’Argento” 2019.

In conclusione, pur non essendo un capolavoro, Il campione è un film nel complesso discreto. Probabilmente non rimarrà negli annali del cinema. Ma se intendete trascorrere un’ora e quarantacinque minuti tra commozione e ironia, allora questo è proprio il film che fa per voi.