Diamanti grezzi – Uncut Gems (2019): Recensione

Diamanti grezzi – Uncut Gems, recensione del film diretto da Josh e Benny Safdie con protagonista Adam Sandler. Uscito su Netflix Italia il 31 gennaio 2020

VOTO MALATI DI CINEMA 6.5 out of 10 stars (6,5 / 10)

Una follia di film. Ma estremamente originale.
Secondo me non c’era nemmeno silenzio sul set mentre giravano.
Diamanti grezzi, diretto da Benny Safdie e Josh Safdie, è un film che abbandona la trama in favore dell’ignoranza.
Che spettacolo.

Howard Ratner, interpretato da un Adam Sandler in grande forma, è un gioielliere pieno di debiti.
Mentre cercherà di saldare i suoi debiti, affronterà una serie di variabili;
Arno – interpretato da Eric Bogosian – suo suocero con cui ha 100 mila dollari di debiti.
Nico e Phil – interpretati da Keith Williams Richards e Tommy Kominik – che sono gli scagnozzi di Arno.
Demany – interpretato dal brillante LaKeith Stansfield (Atlanta, Sorry to Bother You, Cena con delitto – Knives Out) – un hustler che gli procura clienti in cambio di una percentuale.
Dinah – interpretata da Idina Menzel (Frozen 1 e 2, Come d’incanto) – sua moglie.
Julia – Interpretata da Julia Fox – la sua amante.
Kevin Garnett – interpretato da… Kevin Garnett – un cestista dell’NBA… ma forse lo sapete già.

In una parola: Panico.

Sandler ha fatto un film che non è una commedia, però l’ha fatta a modo suo;
Howard è un personaggio che sembra stupido, ma in realtà è molto sveglio, e soprattutto non trova pace con niente e nessuno.
Seppur curioso e interpretato bene, non crea mai quel “collegamento” tra lo spettatore e il personaggio, ed è probabilmente per questo che Sandler non si è inserito tra quel gruppo di 4/5 attori nominati praticamente per ogni premio.
Sorprendenti LaKeith Stansfield e Julia Fox;
Il primo ha perfettamente interpretato la parte dell’Hustler (ovvero una persona di basso borgo che sbarca il lunario in ogni modo, legale e non, e che è una figura ben diversa dal gangster), mentre la seconda per aver dato un grande spessore ad un personaggio che altrimenti sarebbe stata una semplice escort o amante del personaggio.
Kevin Garnett è molto convincente, stesso dicasi per Keith Williams Richards e Tommy Kominik, che come gangster sono molto intimidatori.
Sarebbe stato bello dare un po’ più spazio al personaggio di Dinah, moglie di Howard.

Permettetemi una volgarità: La cinepresa è stata usata a cazzo.
Il modo in cui viene mossa, la scelta degli obiettivi e le composizioni in generale, sono totalmente insensate e guidate da scelte stilistiche più che discutibili.
Anche l’editing non ha ritmo e senso;
Capisco che l’obiettivo era fare un film che fosse un casino, ma il casino non dovevano farlo in sala di montaggio e giocando con la cinepresa perché tutto questo porta solo a una confusione sulla retina dello spettatore, che si ritrova sballottato in giro senza alcun senso.
Di pregio, invece, la Cinematografia di Darius Khondji (Seven, Midnight in Paris, Too Old to Die Young);
Il lavoro di quest’ultimo filmmaker fa veramente “respirare” l’aria di questa cerchia di gioiellieri-ebrei-hustlers-New Yorkesi. Un lavoro interessantissimo.
La sceneggiatura – scritta dagli stessi fratelli Safdie e da Ronald Bronstein – è una follia proprio come volevano, quindi direi molto azzeccata.
Per quanto concerne le musiche; sono azzeccate, ma soprattutto c’è una sorpresa finale nostrana…

Nonostante non brilli, essendo estremamente originale vi consiglio caldamente di vedere questo film, per due motivi;
Poiché è ambientato in un “universo” Newyorkese mai visto prima.
Poiché è un tipo di Filmmaking raro e particolarmente incasinato, quindi potreste amarlo.

Insomma, è un film che non dimenticherete facilmente…