Bloodshot (2020): Recensione
Bloodshot, recensione del film diretto da David S.F. Wilson con protagonista Vin Diesel. Uscito nelle sale statunitensi il 13 marzo 2020
VOTO MALATI DI CINEMA (5,5 / 10)
A Vin Diesel non bastavano i muscoli, gli servivano i naniti.
Bloodshot, pellicola diretta da Dave S.F. Wilson e tratta dall’omonimo fumetto di Bob Layton, cerca di rinnovare il concetto di supereroe per un pubblico mainstream, ma finisce col cadere nei cliché nonostante scelte molto interessanti.
Ray Garrison, interpretato da Vin Diesel, è un ex soldato che è stato ucciso.
Quando resuscita scopre due cose:
Di non ricordare niente tranne l’ultimissimo periodo della sua vita, dove Ray e la moglie – interpretata da Talulah Riley (Thor: The Dark World, Inception) – vengono rapiti e quest’ultima uccisa;
E di avere delle caratteristiche sovrannaturali (ricomposizione corporea, rigenerazione accelerata, forza sovrumana ecc.) dovute al fatto che il suo sangue è stato sostituito con dei naniti (meglio conosciuti come nanorobot).
Al suo risveglio incontrerà il Dr. Emil Harting – interpretato da Guy Pearce – il “capo” dell’azienda che lo ha riportato in vita, K.T. – interpretata da Eiza González – e altri ex soldati potenziati.
Appena ricorderà cosa è accaduto si metterà sulle tracce dell’aguzzino di sua moglie, Martin Axe – interpretato da Toby Kebbell (Gold – La grande truffa, Kong: Skull Island) – ma ciò che scoprirà (e ciò che scoprirete anche voi come spettatori) lo lascerà di stucco.
Il bello di questa pellicola è che inizialmente vi sembrerà un film di serie B, oppure il classico film pieno di cliché, ma, successivamente, capirete che c’è una ben precisa motivazione dietro questa scelta di regia.
Un approccio molto particolare, perché mira a demolire la struttura del film, cosa che è totalmente in linea col fatto che anche Ray Garrison deve demolire le sue verità per comprendere cosa sta veramente accadendo.
Il problema è che questa componente “scadente” è anche presente nelle parti di film che non dovrebbero esserne intaccate; in altre parole, è carente sotto molti aspetti.
La sceneggiatura – curata da Jeff Wadlow (Autobiografia di un finto assassino, Kick-Ass 2) e Eric Heisserer (Arrival, Bird Box) – in molti punti è così banale che sembra scritta da un computer istruito per imparare tutto il peggio dei film commerciali degli ultimi 20 anni.
Sfortunatamente, questo ha minato le prove di recitazione degli attori che, nonostante il loro sforzi (Eiza González su tutti) per portare a casa una performance decente, hanno dovuto fare a cazzotti con questo script.
Un altro problema di questo film è che il protagonista viene messo in secondo piano per 3/4 di film, tornando a fare il protagonista solo quando c’è qualche scena di azione. Sotto condizioni del genere è persino deleterio criticare le performance di Vin Diesel.
Un aspetto interessante è che questo film è stato fatto con soli 45 milioni di dollari, che, considerando la portata del cast e della quantità di effetti speciali, è veramente poco; un bell’esempio di economia Cinematografica.
Anche il comparto degli oggetti di scena è notevole; contribuiscono molto a fare immergere lo spettatore nello scenario.
Ad ogni modo è un peccato, perché la storia, l’intrigante idea dietro all’opera, e il cast erano tutti elementi molto validi.
Un’occasione sprecata.
C’est la vie.