Elephant (2003): Recensione

Elephant, recensione del film diretto da Gus Van Sant con protagonisti Alex Frost e John Robinson. Uscito nelle sale italiane il 3 ottobre 2003

VOTO MALATI DI CINEMA 7 out of 10 stars (7 / 10)

Ispirandosi al massacro della Columbine High School del 1999 in Colorado questo film mostra il presente, ma con punti di vista differenti la giornata della strage, quando due studenti armati aprirono il fuoco sui compagni di scuola e insegnanti.
Ci troviamo immersi nella quotidianità di otto adolescenti con le loro problematiche: chi soffre di bullismo, chi ha problemi con i genitori, ognuno affronta la giornata a proprio modo e la macchina da presa li seguirà per tutta la durata del film con lunghi piani sequenza che rendono lo spettatore partecipe dei loro movimenti, come si trovasse lì, come se li pedinasse e fosse spettatore poi della tragedia.

Il bene e il male si fondono, vengono presentati in egual misura, non c’è propensione per l’uno o per l’altro, questo è il bello del film: il male non è spettacolarizzato.
I ragazzi responsabili della strage emergono per quello che sono, non vengono dati elementi in più sulla loro vita così da crearne empatia, non sono spiegati i fattori scatenanti affinché pianificassero una cosa del genere, non ci sono digressioni, ma tutto viene mostrato così come avviene e lo spettatore non è portato a “giustificarli” alla vista di un passato difficile perché conta solo il presente.
Non è un film che esagera, ma vuole rappresentare la cruda realtà tanto che lo stesso regista, Gus Van Sant, girò il film in poche settimane, con attori non professionisti e a poco budget, ma nonostante questo vinse la Palma d’oro come miglior film e il premio per miglior regia a Cannes.

La regia grazie ai piani sequenza permette di intersecare tra loro i vari personaggi facendoli entrare in contatto dal momento che non c’è un protagonista singolo, ma più, in modo labirintico.
Per quanto riguarda fotografia, sceneggiatura e recitazioni sono minimali, ma nel complesso l’intenzione del regista è chiara, il male c’è, ci circonda, non a caso il titolo del film è “Elephant” che deriva da un’espressione della lingua inglese ovvero “un elefante nella stanza”.
Significa “ignorare qualcosa di visibile“, in questo caso Alex e Eric, i due killer, che durante l’attentato, uno di loro, dice espressamente al preside della scuola di non essere stato aiutato da lui quando, raccontando gli episodi di bullismo, sperava in un sostegno da parte sua, invece è stato ignorato.
È più facile ignorare qualcosa o qualcuno rispetto al non occuparsene, questo e ciò che accade nella quotidianità lo dimostrano, il dolore se viene ignorato si può trasformare fino a che l’elefante nella stanza sarà finalmente visibile a tutti e non verrà più trascurato.