I sogni segreti di Walter Mitty (2013): Recensione
I sogni segreti di Walter Mitty, recensione del film diretto e interpretato da Ben Stiller, tratto dall’omonimo romanzo di James Thurber e remake del film Sogni proibiti del 1947. Uscito nelle sale italiane il 19 dicembre 2013
VOTO MALATI DI CINEMA (7,5 / 10)
Walter (Ben Stiller) è un uomo schivo, abituato a restare in disparte, abituato a rimanere nascosto “negli scantinati, nella cantina” del giornale, ai piani bassi, come fosse il gradino più basso della catena produttiva…
Anche se il suo ruolo ha una rilevanza per nulla marginale dal momento che è grazie a lui se si sviluppano, si realizzano e prendono così vita le copertine di Life, il giornale per il quale lavora.
Un ruolo direi quindi non indifferente!
Vorrei evidenziare il fatto che è strano reputare il proprio ruolo marginale quando ci si occupa proprio della copertina del giornale, che è la prima cosa a balzare agli occhi dei lettori, e di tutti, ed è quanto serve a catturare lo sguardo dagli scaffali delle edicole.
Semplicemente, è più difficile riconoscere i propri meriti, il proprio valore, sottovalutarsi, quando si vive un momento difficile e che contribuisce ad incrinare la nostra autostima.
Inoltre il film è l’esemplificazione di come e quanto sia importante ogni tassello del quadro, del mosaico, del puzzle per realizzare il tutto, poiché deve esserci ogni tessera ogni pezzo per apprezzarne appieno il disegno, e non vi è qualche pezzo più importante di un altro!
Walter sviluppa i negativi di foto inviate da un misterioso uomo (Sean Penn) che sembra essere il suo esatto alter ego, un uomo carismatico, avventuroso, il solo che sembra riconoscere il valore del suo lavoro, un uomo che quasi nessuno è mai riuscito a vedere ed incontrare di persona.
Quest’uomo dal carisma magnetico sembra essersi affezionato a Walter ed al suo lavoro, da lontano, nonostante non si siano mai incontrati, grazie ad un rapporto che definirei epistolare, un legame nato e mantenutosi a distanza sino a quando Walter, deciso a cominciare una nuova vita e a rompere tutte le catene che lo stritolavano, deciso ad uscire finalmente dall’ombra, non deciderà di partire alla scoperta del mondo (ed il mondo scoperto lungo questo viaggio non sarà solo il mondo esterno, ma avrà molto a che vedere soprattutto con quello interno, poiché scoprirà molto di sé…).
Trovo emblematica in particolare una frase del film, una frase che l’uomo misterioso e carismatico rivolge a Walter: “…lo chiamano il leopardo delle nevi, gatto fantasma, perché non si fa mai vedere” …
Una frase che potrebbe essere rivolta sia a Walter che a lui stesso, poiché entrambi vivono nell’ombra, nascosti, di loro si conosce solo il prodotto dei loro lavori.
Un’altra frase pronunciata dall’uomo misterioso – e che secondo me lancia una riflessione anche sui nostri tempi, oggi sempre di più iperconnessi, pronti a filmare e ad immortalare tutto, ogni singolo frammento ed ogni istante della nostra quotidianità, una mania che sembra esserci sfuggita di mano, un invito alla riflessione, un invito a prendersi una pausa, un respiro, un vero e proprio elogio a quanti decidono di fotografare alcuni attimi con un’istantanea la quale rimarrà impressa solo nella propria mente, nella propria memoria – è “… certe volte non scatto. Se mi piace il momento piace a me, a me soltanto. Non amo avere la distrazione dell’obbiettivo. Voglio solo restarci dentro. Restare lì, qui e ora…”
Un invito anche a vivere appieno un dato momento, senza aspettarsi che succeda niente di straordinario o sconvolgente, a volte il bello è solamente esserci in quel dato momento…
L’uomo insegnerà a Walter a prendere coscienza del suo ruolo, non solo all’interno del mondo del lavoro ma nella sua vita, un ruolo da vivere appieno, con piena realizzazione e soddisfazione, ma senza il bisogno di primeggiare, di essere i primi, o i migliori.