Euforia (2018): Recensione

Euforia, recensione del film diretto da Valeria Golino con protagonisti Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea. Uscito nelle sale italiane il 25 ottobre 2018

VOTO MALATI DI CINEMA 7.5 out of 10 stars (7,5 / 10)

Morte e vita s’intrecciano in questo film così come nell’altra opera precedente Miele (2013), prima esperienza da regista per l’attrice Valeria Golino.
In Euforia troviamo due fratelli così diversi tra loro, prima cosa che emerge anche per i loro stili di vita.
Matteo (Riccardo Scamarcio) è un uomo d’affari di successo con una vita frenetica fatta non solo di lavoro, ma di divertimento, feste e droga, mentre Ettore (Valerio Mastandrea) è un insegnante e uomo di famiglia, con un figlio e una moglie. Mondi divisi tra loro, realtà opposte che si riavvicineranno, scontrandosi soprattutto quando Ettore scoprirà di avere un tumore.

Nonostante il destino segnato, la consapevolezza che tutto sarebbe finito, il dolore che una malattia può portare e che lascia poco tempo per vivere, la sensazione di tristezza, pietismo, di eccessiva drammaticità non c’è, anzi emerge la vita nei piccoli momenti di felicità che ti può dare.
Il perno su cui si snoda il racconto sono i protagonisti, caratterizzati nella loro completezza; Matteo emerge come quello più frivolo, sicuro di sé e senza dei limiti. Non ha responsabilità, gioca con i sentimenti degli altri, ma dentro di sé è fragile, vuole proteggere chi ama, infatti fino all’ultimo proverà a tenere nascosta la gravità della situazione per non fare preoccupare gli altri, come se cercasse di assorbire da solo il dolore facendosi carico delle sofferenze per evitarlo a chi gli è vicino. Il fratello maggiore Ettore è infastidito dai modi di fare di Matteo perché è molto più rigido, è riservato, introverso, integro e non si lascia troppo trasportare dalle emozioni.

Tutto viene reso reale, tangibile, dalle interpretazioni degli attori che, per quanto riguarda i protagonisti, fanno emergere tutte le sfaccettature dando completezza ai personaggi.
L’euforia, titolo del film, emerge chiaramente nella quotidianità, nei gesti, in un balletto d’infanzia che sempre rimarrà nei loro ricordi, in uno sguardo, nel voler fare il bagno nonostante il freddo, nel guardare uno stormo di uccelli danzare sopra i tetti della città, nella complicità di due fratelli agli antipodi, nel sentirsi liberi nonostante tutto.