The Social Network (2010): Recensione

The Social Network, recensione del film diretto da David Fincher con Jesse Eisenberg nei panni di Mark Zuckerberg. Uscito nelle sale italiane il 12 novembre 2010

VOTO MALATI DI CINEMA 9 out of 10 stars (9 / 10)

Facebook ha modificato radicalmente le nostre vite. È stato il primo social network mondiale e da lì i confini della nostra privacy sono spariti. Chiunque ha avuto modo di creare una nuova identità digitale, diversa, migliore, spesso falsa, in una sorta di ubriacatura collettiva che non è stata mai smaltita. Anzi negli anni è aumentata. Sono arrivati Instagram, Twitter, Snapchat ed altri social che sono diventati la cornice delle nostre vite (se non il quadro stesso). Colui che ha dato inizio a tutto questo è Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, il personaggio più influente degli ultimi anni. Dalla sua impresa non si poteva non trarre un film. Così nasce The Social Network.

La storia di Facebook
La pellicola segue minuziosamente la nascita di Facebook. Mark (Jesse Eisenberg) è stato lasciato dalla sua ragazza (Rooney Mara). Nella sua stanza del dormitorio di Harvard, per vendicarsi, pubblica notizie false su di lei (le prime fake news). Mark è contro tutti e contro le donne e allora crea un sito in cui confronta le varie studentesse, si intromette nei database del college e ruba le foto delle ragazze, creando un gioco crudele che diventerà popolare distruggendo i server di Harvard. Da qui nasce Facebook.
La storia viene raccontata in flashback durante le varie cause legali intentate dai suoi amici e nemici per rivendicare la paternità dell’idea. Mark coinvolge vari soci per poi disfarsene quando non gli servono più. Eduardo Saverin (Andrew Garfield), il suo migliore (e unico) amico, che mette i primi soldi nell’impresa e poi viene escluso; i gemelli Winklevoss (Armie Hammer), ricchi e antipatici, secondo i quali Mark gli ha rubato l’idea originale; Sean Parker (Justin Timberlake), il fondatore di Napster, un uomo odioso, che cambierà Mark, portandolo con sé via da Harvard.

La prima e l’ultima scena
Sono due le scene simbolo del film. Il film inizia con Mark seduto in un bar affollato con la sua fidanzata. Un dialogo lungo e fitto, con veloci botta e risposta, che riprende il ritmo dei dialoghi delle chat. La scena è girata con campi e controcampi veloci e stordenti, in cui regia e sceneggiatura formano una cosa sola. La scena finisce con lei che gli dice “passerai la vita a pensare che non piaci alle ragazze, perché sei un nerd, ma io posso dirti dal profondo del cuore che non sarà per questo, non piacerai perché sei un grande stronzo”. E da qui nascerà la sua impresa.
Nell’ultima scena c’è lui in una stanza, da solo, di fronte ad un pc dopo l’ennesima battaglia legale e dopo che un’altra donna gli dice “Non sei uno stronzo, Mark. Cerchi solo ostinatamente di esserlo”. Mark, dopo aver inviato per l’ennesima volta la richiesta d’amicizia su Facebook alla sua ex, clicca sul pc ripetutamente per ricaricare la stessa pagina. È l’immagine del decennio. Un uomo che ha ideato tutto questo per la frustrazione e la rabbia e che alla fine resta schiavo del gioco che egli stesso ha creato. Chi ha realizzato il network dell’amicizia per eccellenza è un uomo solo.

Mark Zuckerberg
Mark viene descritto come uno strano individuo, isolato dal mondo e senza legami con le persone. Uno che crede in se stesso, senza scrupoli, spietato con i nemici e pronto a tradire gli amici. Ha un aspetto trasandato, pronuncia risposte che zittiscono i suoi interlocutori (“Tutti dicono di avere avuto l’idea di Facebook, però io l’ho fatto”). Un ragazzo dallo sguardo vuoto da cui non traspare alcun sentimento. Lo spettatore non riesce a identificarsi in lui, un protagonista che sembra non essere amato neanche da chi ha scritto il film. Jesse Eisenberg, nella sua migliore interpretazione, rende benissimo la sua imperturbabilità.

Sorkin & Fincher
Lo sceneggiatore Aaron Sorkin è uno dei migliori scrittori di cinema e di serie tv, celebre per l’intensità e il ritmo dei suoi dialoghi. La sua sceneggiatura riesce a rendere avvincente una storia complessa. Il film ha un grande ritmo, grazie alla superba regia di David Fincher che usa il montaggio e più riprese possibili per ritrarre persone che non fanno altre che parlare. Fincher qui tiene a freno la sua tecnica per mettersi al servizio della storia.

Il miglior film del decennio?
The Social Network negli anni è diventato un classico perché è un racconto archetipico sul potere, mostrandoci come le migliori imprese nascono sempre dalla frustrazione e dalla rabbia. Il film è una vera e propria rivincita dei nerd, una sorta di “Quarto potere” del nuovo millennio calato nel contesto del digitale e dei social. The Social Network è un film sul presente mentre il presente stava avvenendo in quello stesso momento. Ha capito immediatamente che tutto ciò non sarebbe stata una moda passeggera. Ci sono dei film che segnano un’epoca e The Social Network è uno di questi.