Soul (2020): Recensione

Soul, recensione del film d’animazione Disney/Pixar, disponibile sulla piattaforma streaming Disney+ a partire dal 25 dicembre 2020

VOTO MALATI DI CINEMA 7 out of 10 stars (7 / 10)

Soul è il nuovo film della Pixar diretto da Pete Docter e racconta la storia di Joe Gardner, un insegnante di musica che non è mai riuscito a realizzare il suo sogno di diventare un musicista jazz. Un giorno, dopo essere stato assunto a tempo pieno come insegnante, viene ingaggiato per rimpiazzare il pianista di un’importante band. Finalmente sta per realizzare il sogno della sua vita, ma cade in un tombino e muore. Joe arriva nell’aldilà, riesce a fuggire dal regno dei morti e si ritrova in quello in cui le anime delle persone che devono nascere si preparano alla vita sulla terra. Joe riesce a spacciarsi per un’altra persona e gli viene assegnato il compito di fare da mentore a 22, un’anima che da secoli si rifiuta di scendere sulla Terra. Il film si sviluppa intorno al rapporto tra Joe e 22 e alle loro avventure una volta tornati sulla Terra.

La ricerca di un capolavoro
Leggendo la trama si capisce che le ambizioni sono altissime, come sempre nel caso della Pixar. Il modello è “Inside out” dello stesso regista, per ora il miglior film di animazione di questo secolo, un vertice talmente alto che è impossibile da eguagliare. Soul ha delle trovate divertenti, ha un grande ritmo e come sempre si resta incantanti da alcune idee geniali, ma vuole essere un capolavoro a tutti i costi senza avere però la stessa immediatezza nel comunicare concetti complessi che aveva Inside out.

Un film complesso
Mentre Inside out era un film complesso che sembrava semplicissimo, Soul invece fa fatica. Si va avanti e indietro tra il mondo delle anime e quello della vita reale ma non si capisce bene quale sia il campo principale. Nel mondo delle anime ci sono alcuni passaggi macchinosi e difficili da capire (il tutor, la ricerca della scintilla, le anime perse) e così non si riesce ad entrare nelle dinamiche relazionali e ad amare i personaggi. Nonostante siano scritti bene, con il contrasto tra Joe che cerca in tutti i modi di non morire e 22 che invece cerca di non vivere, sono poco iconici, non restano in mente ed un bambino non potrebbe mai affezionarsi a loro. Soul è poco immediato e molto cerebrale.

Le passioni non sono tutto
Soul vuole trasmettere il messaggio che la nostra esistenza dipende sempre da una scintilla, da una passione che condiziona la nostra vita. Ma alla fine il protagonista si rende conto che le passioni possono diventare ossessioni e che realizzare i propri sogni non è la cosa più importante perché ci si può allontanare dalle cose essenziali. È un messaggio diverso dal solito, totalmente rivoluzionario. Mentre tutti i film, soprattutto americani, ci incitano a realizzare i nostri sogni a tutti i costi, qui si afferma che le passioni non sono tutto. Un’idea anticonformista, molto sottile, quindi difficile da spiegare. Il finale, infatti, cerca la poesia ma non commuove come vorrebbe, manca il climax tipico dei film Pixar che ci porta a riflettere sul senso della vita.

Una festa per gli occhi
A livello tecnico è sempre una festa per gli occhi. L’oltre vita è un mondo astratto con colori bellissimi e la musica jazz accompagna tutto perfettamente senza annoiare. La narrazione va veloce, anche più del solito, con una parte di vita reale ambientata a New York, più lunga di quanto si immagini, che sembra un vero e proprio film in live action. Pete Docter è il regista di capolavori come “Monsters & co.”, “Up”, “Inside Out”, ed è quello che ha perfezionato lo stile di queste opere di animazione per grandi e piccini, inserendo elementi forti e innovativi.

Un film da cinema
Probabilmente il film piacerà poco ai bambini. I temi sono da adulti, così come è adulto il protagonista. Il protagonista muore prima dei titoli di testa come non succede in nessun film d’animazione. Ma è impossibile parlare male di Soul perché non esisterà mai un brutto film Pixar, è il massimo che il cinema d’intrattenimento possa offrire in questo momento. Ci sono molte più idee nei loro film, anche minori, che in tutto il cinema mainstream americano. Forse il giudizio è condizionato dalla visione domestica. Soul è un film da sala in cui ridere e piangere insieme, con un’estetica che avrebbe meritato il grande schermo. Soul, anche se non completamente riuscito, è vero cinema.