Tribes of Europa – Prima Stagione (2021): Recensione
Tribes of Europa, recensione della prima stagione della Serie TV tedesca ideata da Philip Koch. Disponibile su Netflix dal 19 febbraio 2021
VOTO MALATI DI CINEMA (7 / 10)
L’Europa tribale di Tribes of Europa non è troppo differente da quella odierna…
I Tedeschi stanno facendo faville con Netflix, infatti, l’ultima serie della N rossa si rivela un progetto interessante, di stazza notevole e anche molto originale.
Siamo nel 2074 e l’intera civiltà è stata spazzata via da un blackout, tutt’ora in atto, avvenuto nel 2029; Internet, comunicazioni e sistemi tecnologici in generale sono scomparsi da oltre 40 anni.
L’Europa è ora composta di Tribù che costituiscono a tutti gli effetti delle micro-nazioni, nonché dei micro-stati.
Tre fratelli della piccola tribù degli Origini, sterminata in seguito ad un attacco da parte della sanguinolenta tribù dei Corvi, venuti a cercare i rimasugli di un velivolo degli Atlantidei – unica tribù dotata di tecnologia, che nessuno ha mai visto – e il “cubo” che esso trasportava (miracoloso dispositivo Atlantideo), si trovano ora come unici sopravvissuti. Ognuno per la sua strada.
I primi episodi sono parecchio duri da digerire, e per un semplicissimo motivo;
Il modo in cui sono raccontati gli eventi ha un ritmo estremamente particolare, caratterizzato da punti chiave della storia messi in ordine sparso -e non particolarmente in evidenza- rendendo difficile assimilare la storia fin dal principio. Dopodiché è tutto in discesa.
La storia è coinvolgente e la voglia di conoscere ogni dettagli di questo mondo distopico è forte, considerando anche che ognuno dei tre fratelli viene messo dinanzi a scelte difficili e diverse.
Il lavoro di world-building fatto per questa serie è veramente notevole.
Le varie tribù sono molto diverse e ognuna è caratterizzata da diverse tradizioni, ideali e costumi, che, nonostante risultino assurdi in alcuni casi, restano sempre incredibilmente verosimili.
Stesso discorso per i personaggi, che sono caratterizzati (in termini di scrittura) con forte decisione.
Nonostante questo la sceneggiatura pecca nei dialoghi, in quanto c’è sempre una piccola nota di poca credibilità nel modo di esprimersi dei personaggi. Si percepisce che ciò ha limitato anche la performance degli attori, che comunque – eccetto qualche raro caso – hanno fornito interpretazioni tridimensionali.
Una delle pecche di questa serie è, come capita spesse nelle prime stagioni, il Budget;
È chiaro che la stazza creativa potenziale di quest’opera è mastodontica, come è evidente che è stata “castrata” da un budget ridotto.
Vi consiglio di guardarla, tutto sommato merita attenzione.
Oltre ad essere una serie interessante e coinvolgente, si prospetta un lungo e corposo seguito a questa storia.
“Un Corvo non mente mai”
Photo: © Netflix