Patrick Melrose (2018): Recensione
Patrick Melrose, recensione della Miniserie Televisiva britannica tratta dai romanzi di Edward St Aubyn. Uscita in Italia su Sky Atlantic il 9 luglio 2018
VOTO MALATI DI CINEMA (9 / 10)
Miniserie televisiva britannico-statunitense del 2018, liberamente tratta romanzi di Edward St Aubyn che compongono il ciclo narrativo de “I Melrose”, creata da David Nicholls e diretta da Edward Berger.
La prima puntata di questa avvincente miniserie trascina lo spettatore nel vivo di una tragica vicenda: la morte del padre del protagonista. Patrick Melrose (Benedict Cumberbatch) riceve una telefonata da un vecchio amico di famiglia – il trillare del telefono è un suono ricorrente che riporta il protagonista alla realtà – che lo avvisa della scomparsa del padre e lo invita ad andare a New York per occuparsi del funerale e della salma.
La reazione non convenzionale dell’uomo, che in tutta risposta si infila una siringa nel braccio – un’azione di routine, visto che il protagonista è un tossicodipendente – è indizio del terribile rapporto che, dall’infanzia, Patrick ha con suo padre. Attraverso numerosi flashback e frammenti di memorie riusciamo a ricostruire la figura di David Melrose (Hugo Weaving), un uomo autoritario, crudele e violento.
Nonostante tutto, però, il protagonista si reca a New York vivendo un viaggio molto turbolento che lo porta sulla strada, a vagare per le vie meno rispettabili della metropoli, in disperata ricerca di una dose. L’unico modo che Patrick conosce per sopportare il dolore dei ricordi, di ferite invisibili inflitte soprattutto da suo padre, è la droga: non importa cosa, al protagonista va bene qualsiasi cosa possa iniettarsi in vena e che gli permetta di astrarsi, allontanarsi dal bambino sofferente all’interno di sé.
L’uomo si spinge così in là da rendersi conto di aver realmente bisogno d’aiuto, per cui si affida al suo migliore amico, Johnny (Prasanna Puwanarajah) per disintossicarsi. Johnny sarà anche l’unico a cui Patrick riuscirà a confidare di essere stato abusato dal padre durante l’infanzia.
Puntata dopo puntata, lo spettatore viaggia nel tempo insieme alle memorie del protagonista: ci ritroviamo in Francia, nella villa in cui i Melrose trascorrono le vacanze estive. Patrick è un bambino di nove anni, schiacciato tra un padre violento e una madre incapace di proteggerlo e prendersi cura di lui. Assistiamo a scene che mostrano e dicono quel poco che ci serve per capire che il Patrick bambino ha subito gravi abusi da parte di suo padre ed è stato abbandonato da una madre che ha finto di non vedere ciò che stava accadendo davanti ai suoi occhi, per paura del suo stesso marito.
La serie risulta un lungo e costante flusso di coscienza: Benedict Cumberbatch è protagonista assoluto e inghiotte lo spettatore nei suoi monologhi e pensieri contorti. Ci ritroviamo nella sua realtà, un mondo che rallenta o si muove velocemente a seconda della droga o della bevanda alcolica ingerite dal protagonista. I colori sgargianti e in contrasto tra loro su cui è impresso il titolo delle serie all’inizio di ogni puntata vogliono forse dare un assaggio della visione del mondo di Patrick quando è sotto effetto di sostanze.
Le voci, i suoni che udiamo distintamente, quasi come se si verificassero proprio vicino a noi, lo squillare del telefono che ritorna, sono gli elementi che assillano il protagonista, lo svegliano, lo infastidiscono, affollano la sua mente.
Il trauma subito lo segna a tal punto da fargli assumere gli stessi comportamenti della persona che più odia al mondo: la frustrazione di essere stato diseredato dalla madre in favore di una presunta organizzazione caritatevole lo porta a rifugiarsi nell’alcol e riversare la rabbia sui suoi due figli, rovinando il proprio matrimonio.
Forse il terrore di rivedersi nei panni dell’odiato padre costringe Patrick a ripulirsi e riprovare a costruire un rapporto con la sua famiglia immediatamente dopo la morte di sua madre.
Questa serie è il racconto del percorso turbolento di un personaggio che con fatica sconfigge i demoni del suo passato guadagnandosi un nuovo inizio, l’opportunità di ricominciare.
Benedict Cumberbatch fa mostra del suo straordinario talento passando con maestria dal Patrick sotto effetto di droghe, ubriaco e in cerca di guai al Patrick desideroso di rimediare, di guarire e di amare. Non si può evitare di menzionare anche la bravura di Hugo Weaving, nonostante lo spettatore sia portato sin da subito a provare istintivamente odio e repulsione nei confronti del personaggio che interpreta, capace di incutere timore anche attraverso lo schermo.
Come già accennato, la sceneggiatura è costituita principalmente da lunghi monologhi, in cui i pensieri del protagonista non hanno freno e si riversano sullo schermo come l’acqua di un fiume in piena. Questa caratteristica si accentua quando Patrick è sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e va pian piano svanendo insieme alla dipendenza dell’uomo, il cui percorso di disintossicazione lo conduce alla redenzione.
Degna di nota anche la fotografia: colori brillanti, pose statuarie, inquadrature armoniose e ricche di dettagli, indizi, a cui lo spettatore è portato a prestare attenzione.
La visione di questo piccolo capolavoro è vivamente consigliata, soprattutto agli amanti delle storie complicate, dei misteri del passato e dell’evoluzione del carattere di un personaggio destinato alla perdizione su cui, all’inizio della serie, non avremmo mai scommesso.