L’ultimo bacio (2001): Recensione
L’ultimo bacio, recensione del film diretto da Gabriele Muccino con protagonista Stefano Accorsi. Uscito nelle sale il 2 febbraio 2001
VOTO MALATI DI CINEMA (8 / 10)
20 anni fa usciva nelle sale un piccolo film che rivoluziona il cinema italiano: “L’ultimo bacio”, con la regia di un giovane regista ancora poco conosciuto, Gabriele Muccino. Oltre a conquistare parte della critica, il film incassa 13 milioni di euro al botteghino, cifra enorme per un film italiano non comico, rimanendo per ben sei mesi in programmazione nelle sale. La pellicola ottiene un buon successo anche all’estero, esce nei cinema degli Stati Uniti e ne viene tratto un remake.
Una svolta per il cinema italiano
“L’ultimo bacio” segnò una svolta per l’agonizzante cinema italiano degli anni 90, che allora era quasi inesistente. C’erano solo qualche exploit del comico del momento e film d’autore che non andava a vedere nessuno. Fino all’arrivo di questa pellicola. Un successo nato spontaneamente per volere del pubblico, che dietro non aveva nessuna strategia di marketing. Non aveva attori di richiamo e Muccino era ancora un regista semi-sconosciuto. Ai tempi “L’ultimo bacio” creò discussioni, fu argomento di dibattiti sulla generazione dei trentenni rappresentata, circolavano leggende di coppie che si lasciavano all’uscita del cinema. Muccino accende i riflettori su un cinema italiano considerato minore e provinciale e lo fa diventare cool, qualcosa di cui si può parlare. “L’ultimo bacio” è stato il primo di tanti film italiani che finalmente raccontavano storie interessanti per il grande pubblico.
Un manifesto generazionale
“L’ultimo bacio” racconta di un gruppo di amici i quali, alla soglia dei trent’anni, si trovano a riflettere sulla loro vita e le loro scelte, nella paura di essere ingabbiati dai doveri del lavoro e della famiglia. I trentenni sono stati raccontati da sempre nel nostro cinema, dai “Vitelloni” di Fellini a “Ecce bombo” di Moretti, dai film di Salvatores con Abatantuono ai “Laureati” di Pieraccioni. Ma il successo de “L’ultimo bacio” è dovuto all’identificazione totale del pubblico nei protagonisti e nei loro problemi. Sono dei tipi che tutti conosciamo: la coppia alle soglie del matrimonio e in attesa del figlio, l’amico che non riesce a dimenticare un amore finito male, la ragazzina adolescente che si innamora di un uomo adulto, la coppia in crisi dopo la nascita di un figlio, il ragazzo che cambia donna ogni sera ma è infelice, la donna in crisi di mezza età che non si rassegna alla vecchiaia.
Un film maschile non maschilista
“L’ultimo bacio” è un film molto maschile, ma per nulla maschilista come qualcuno ha cercato di dire. Muccino rappresenta uomini insicuri e fragili, menzogneri e vili, sbattendoci in faccia i difetti del maschio contemporaneo, uno specchio in cui non vogliamo riconoscerci. Le donne invece sono più mature e responsabili, in cerca di continue conferme e quindi possessive ed orgogliose. Muccino non consola il pubblico, come si vede nella scena finale, il vero colpo di genio del film. Un finale da commedia all’italiana, in cui si ribalta tutto ed è la donna a prendersi la rivincita. Nessuno è mai stato così cattivo con gli uomini, altro che maschilismo.
Lo stile di Muccino
Muccino ha uno stile totalmente personale e innovativo per il cinema italiano dell’epoca. Il regista realizza un melodramma classico ma girato come un film d’azione, riuscendo a tenere le redini di più storie insieme con un ritmo elevatissimo. Dalla prima scena si entra in un vortice di musica incessante, di movimenti di macchina avvolgenti, di un montaggio sincopato che fa iniziare una scena da una parte e la conclude in un’altra. Muccino imprime un suo stile anche nella recitazione degli attori, un recitare affannato e respirato che esplode in rabbia. Il regista, non a caso, qualche anno dopo verrà chiamato dall’America per girare dei film all’interno della loro industria a contatto con le migliori star (“La ricerca della felicità”, “Sette anime”). In Italia invece nasce un certo odio verso di lui, che continua tuttora, perché è riuscito a scardinare alcuni dogmi del cinema d’autore. Muccino sa come raccontare una storia e in un suo film non ci si annoia mai.
Un nuovo star system
“L’ultimo bacio” porta un ricambio generazionale nel cinema italiano, creando un nuovo star system di attori. Emergono negli anni soprattutto Stefano Accorsi, Giovanna Mezzogiorno, Claudio Santamaria e Pierfrancesco Favino. Ma ci sono anche Giorgio Pasotti, Sabrina Impacciatore, Martina Stella, Marco Cocci e Regina Orioli. Soprattutto rilancia la carriera di Stefania Sandrelli. Il successo è dovuto anche all’alchimia tra questi attori, che rendono questo gruppo di amici credibile agli occhi del pubblico.
Un’altra Italia
Ciò che emerge a distanza di 20 anni è l’immagine di un’altra Italia. I trentenni di allora avevano famiglia, casa e lavoro e volevano fuggire dalla routine quotidiana. Ora i trentenni sono senza lavoro, senza alcuna prospettiva e al contrario c’è la ricerca disperata di certezze. Ciò può far sembrare “L’ultimo bacio” un film datato, ma la voglia di libertà esiste sempre a prescindere dalle condizioni sociali ed economiche. Nel febbraio del 2001 ancora si poteva sognare di viaggiare e fuggire dalla propria vita, ma dopo l’11 settembre il mondo è stato travolto dalla paura. Quei trentenni erano gli ultimi che potevano mettere in discussione la propria vita perché una vita ce l’avevano, praticamente un altro secolo. L’ultimo bacio è l’ultimo fenomeno culturale italiano del 900.