Il Corvo (1994): Recensione

Il Corvo, la recensione del film cult diretto da Alex Proyas, con protagonista il compianto Brandon Lee ed ispirato all’omonimo fumetto di James O’Barr. Uscito nelle sale statunitensi l’11 maggio del 1994

VOTO MALATI DI CINEMA 9 out of 10 stars (9 / 10)

Nel 1994 Alex Proyas dirige “Il Corvo”, il film cult ispirato al fumetto omonimo di James O’ Barr e che vede Brandon Lee nella sua ultima e straordinaria interpretazione sul grande schermo. Come è tristemente noto infatti, il giovane e promettente attore, figlio del leggendario Bruce Lee, rimase accidentalmente ferito sul set e morì dopo un complicato intervento chirurgico, a circa una settimana dalla fine delle riprese. In seguito a questa tragedia, il regista fu costretto a terminare il film utilizzando effetti speciali e controfigure, così da ricreare la figura di Brandon Lee.

“Un tempo la gente era convinta che quando qualcuno moriva, un corvo portava la sua anima nella terra dei morti. A volte però accedevano cose talmente orribili, tristi e dolorose, che l’anima non poteva riposare. Così a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro l’anima, perché rimettesse le cose a posto…”

La notte del Diavolo
Siamo a Detroit ed è la vigilia della notte di Halloween. Ogni anno Top Dollar (Michael Wincott) ordina alle sue bande criminali di appiccare incendi ed infliggere ogni sorta di violenza alla sua città. T-Bird, Funboy, Tin Tin e Skank stuprano e riducono in fin di vita Shelly Webster (Sofia Shinas) ed uccidono Eric Draven (Brandon Lee), poco prima delle loro nozze. La ragazza morirà in ospedale, dopo una lunga e straziante agonia, tra le atroci sofferenze provocate dalle ferite inferte.

Ad un anno esatto di distanza, un corvo si posa sulla tomba di Eric e lo risveglia dal sonno eterno, donandogli l’invulnerabilità e accompagnandolo nella sua feroce e frenetica vendetta. Aiutato anche dal buon poliziotto Albrecht (Ernie Hudson) e da Sarah (Rochelle Davis), la ragazzina a cui Shelly faceva da babysitter, Eric scova ed uccide uno ad uno i suoi carnefici e, una volta terminata la sua missione, va incontro al suo secondo e più lieto fine, tornando nell’aldilà dall’amore della sua vita.

Non può piovere per sempre
“Il Corvo” di Alex Proyas è un’opera cinematografica incredibile, dall’alto stile visivo, gotico e decadente, un film girato totalmente in notturna, con la prevalenza di colori tetri come il nero, il grigio ed un suggestivo rosso sangue che inonda le sequenze dei flashback, durante i quali Eric rivive la notte del suo omicidio. La sceneggiatura è di grande impatto emotivo, incentrata sull’amore, la morte e la violenza, ma soprattutto sulla vendetta del protagonista. Eric diviene un’unica entità con la creatura mistica del corvo, simbolo di morte e di rivalsa, che lo precede attraverso i vicoli più pericolosi della città, mentre la pioggia cade ininterrottamente. Quella pioggia divenuta il vero emblema del film, grazie alla frase pronunciata da Eric “Non può piovere per sempre” e alla meravigliosa ballata di Jane Siberry “ It Can’t Rain All The Time”, presente nei titoli coda. Quella pioggia che smetterà di cadere solo alla fine del film, quando il protagonista avrà ripulito l’intera città dal Male.

Oltre allo stile visivo e alla sceneggiatura, “Il Corvo” ha un altro grande punto di forza: la colonna sonora. Perfettamente armonizzata con le tinte dark della trama e composta da brani graffianti di gruppi rock e metal come i Rage Against the Machine, gli Stone Temple Pilots, i Cure e i Pantera, che contribuiscono a creare una salda empatia tra lo spettatore ed il protagonista, sintonizzando le emozioni sulla rabbia ed il dolore di Eric e rendendo il film avvincente dall’inizio alla fine.

Vittime…non lo siamo tutti?
“Il Corvo” deve la sua celebrità non solo all’originalità con cui è stato realizzato ed interpretato, ma anche alla tragica fine di Brandon Lee, che ha marchiato la pellicola con la nomea di film maledetto. E’ impossibile non pensare alla morte dell’attore, avvenuta in circostanze poche chiare, e sulle quali si è tanto discusso, durante la visione di questo cult degli anni ’90, e che coincide in maniera drammatica con quella del suo personaggio. La scena incriminata infatti è quella in cui Brandon Lee viene tenuto per le braccia dagli attori Angel David (Skank) e Laurence Mason (Tin Tin), mentre Michael Massee (Funboy) e David Patrick Kelly (T-Bird) gli puntano contro le pistole e sparano. Fu il colpo esploso dall’arma di Michael Massee a risultare fatale al giovane Brandon, destinato ad andarsene nel momento designato per Eric Draven. Un terribile parallelismo che non ha però impedito al film di diventare un cult molto amato, anche a distanza di anni.

Alcune curiosità sul film
• Nella sceneggiatura originale del film era incluso Skull Cowboy, un enigmatico personaggio del fumetto di James O’Barr ed interpretato per l’occasione da Michael Berryman. Tuttavia Alex Proyas decise di tagliare tutte le scene in cui era presente, per poter modificare il finale del film.
• Cameron Diaz fu scelta per il ruolo di Shelly, ma declinò la parte dopo aver letto la sceneggiatura.
• Nessun personaggio del film si rivolge a Top Dollar chiamandolo per nome.
• Michael Massee, l’interprete di Funboy non si riprese mai dalla morte di Brandon Lee e soffrì di depressione fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 2016. Dichiarò inoltre di non aver mai avuto il coraggio di guardare “Il Corvo”.
• Per girare il film Brandon Lee decise di farsi personalmente il trucco da Pierrot ogni sera prima di andare a dormire, così da poter avere un make-up più scolorito e rovinato sul set il giorno seguente.
• La scena della morte di Brandon Lee non venne inclusa nel montaggio finale del film, come invece ipotizzato da molti nel corso degli anni. Il filmato fu sequestrato dalla polizia e, una volta archiviata la morte di Lee come accidentale, venne distrutto.