Il Boss (1973): Recensione

Il Boss, recensione del film scritto e diretto da Fernando Di Leo con protagonista Henry Silva. Uscito nelle sale italiane il primo febbraio 1973

VOTO MALATI DI CINEMA 8 out of 10 stars (8 / 10)

Nick Lanzetta è un killer spietato che, su ordine del potente Don Corrasco, trucida Don Antonino Attardi ed alcuni uomini del suo clan mentre costoro assistevano alla proiezione di un film a luci rosse. Il killer comunica la notizia anche a Don Giuseppe Daniello, l’uomo che lo ha reclutato e lo ha introdotto nel mondo criminale.
Ma la risposta della cosca rivale non si fa attendere e Daniello viene colpito negli affetti più cari, in modo vigliacco e crudele. A Lanzetta viene chiesto ancora di intervenire senza scendere a patti col nemico ed è costretto ad agire in contrasto anche con i suoi sentimenti.
Ma Don Corrasco ha altri piani e Lanzetta sarà coinvolto in altre vicende che, tra doppiezze e regolamenti di conti, lo porteranno ad acquisire maggiore spietatezza e potere.

Fernando Di Leo si allontana dalla metropoli milanese e, prendendo spunto da un romanzo di Peter McCurtin, ambienta questo noir in una Palermo cupa e piena di intrighi.
Qui la criminalità organizzata intrattiene rapporti con la politica ed un giovane commissario che si scontra spesso col suo superiore.
Il boss fa il bello ed il cattivo tempo: dalla sua residenza, imponente e sorvegliata, egli ordina, minaccia e muove le pedine, sicuro di essere al di sopra di tutto e di tutti, protetto da importanti esponenti politici e prelati.
Gli tiene testa solo un avvocato influente e navigato, che fa da mediatore tra politica e criminalità e gli suggerisce le mosse da fare.

Nel cast vi sono Henry Silva, Richard Conte, Gianni Garko e Vittorio Caprioli; Antonia Santilli è l’unica presenza femminile. Ma il suo ruolo è rilevante: è una ragazza emancipata e libertina che affianca Lanzetta in un momento delicato, in cui è in atto la lotta per il potere e il killer diviene sempre più ambizioso.
I dialoghi del film sono diretti e spesso minacciosi; gli attori recitano accentuando le cadenze dialettali e decidono le loro mosse bevendo alcolici e fumando sigarette, come spesso accade nei film del decennio in questione.

Consiglio a tutti di vedere questo film, tra i migliori del regista, che regala il consueto colpo di scena finale.
Il film non risparmia riferimenti alla situazione sociale e alla contestazione studentesca e, aiutato dalla colonna sonora di Luis Bacalov, mescola momenti di tensione con attimi in cui i protagonisti si lasciano andare alle loro pulsioni erotiche.

Si segnalano infine due curiosi dettagli. Di Leo recita in un cameo e al termine del film appare la parola “ continua”: ma la seconda parte, che il regista aveva intenzione di realizzare, è rimasta solo un proposito.